Come fa l’Europa ad affrontare e gestire l'arrivo di tanti rifugiati? Innanzitutto: perché è un problema? La risposta a questo primo quesito è difficile e facile allo stesso tempo. Ogni Stato ha un confine, che tradizionalmente identifica una comunità, un territorio, leggi specifiche che quella comunità si è data, un’organizzazione pubblica che presta servizi per quella comunità. Accogliere nello Stato soggetti altri significa riconoscere loro alcuni diritti e condividere con essi determinate utilità. Questo processo, ovviamente, genera conflitti, che a loro volta producono consenso o dissenso, e che si scaricano, quindi, sul modo con cui le istituzioni dello Stato “governano” gli ingressi. Questo è uno dei motivi per i quali gli ingressi sono in qualche modo “eccezionali”: il rifugiato può avere un titolo a entrare, perché riconosciuto come bisognoso di tutela dal diritto internazionale (v. la Convenzione di Ginevra del 1951) o dalle costituzioni dei singoli Stati (v. l’art. 10 della Costituzione italiana); viceversa, il cd. “migrante economico” (come viene spesso appellato) deve seguire una via particolarmente tortuosa, che consente agli Stati una maggiore discrezionalità.
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