In vista del rinnovo della (come si dice) componente genitori del Consiglio d’Istituto del Comprensivo di cui fa parte la scuola elementare di mia figlia, viene organizzata una riunione serale. Sulla carta si tratta di 800 studenti, dalla materna alle medie (o come si dice dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di primo grado), un numero tale di padri e madri da richiedere una palestra, almeno. E invece no: i membri del Consiglio uscente, conoscendo la situazione, hanno predisposto una cinquantina di sedie in un’ala male illuminata della scuola media.
Condivido il realismo pratico di queste persone, perché la italica volontaria rinuncia a prender parte alla vita pubblica non accade - o tempora! - il giorno delle elezioni (come si dice, l’election day) ma parte dal basso, dalla non partecipazione alle strutture minime della convivenza, come quelle previste nella scuola. In altri termini, avrei anch’io evitato di prenotare una sala enorme e predisporre quattrocento sedie. Non si tratta mica di una (come si dice) ospitata di Fabrizio Corona!
Ma ve lo immaginate, il sensazionale volantino? «In occasione dell’assemblea indetta in vista del rinnovo blabla, sarà ospite il noto fotografo F. C., che dialogherà con i presenti sul tema dell’importanza dell’istruzione per il futuro dei nostri figli». Sarebbe un esperimento futurista, una rappresentazione di teatro dell’assurdo... Cosa infatti mai potrebbe dire a dei genitori un vip, noto per lo più grazie ai suoi problemi con la legge? Tutti d’accordo, no? Eppure è esattamente quello che succede, ogni giorno, su temi quali l’infanzia, l’educazione, la scuola.
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