Questo post si divide in due parti, la prima di attualità, giusto ieri proposta da Mattia Feltri su La Stampa, che ha indotto il ricordo di un articolo di Giovanni Realdi pubblicato nel numero 94 di Madrugada nel giugno 2014. Se la riflessione di Feltri è lapidaria sul succedersi italico dei cambiamenti (se si vuole basti vedere quel che sta accadendo nel calcio dopo l'eliminazione dai mondiali del 2018), la seconda di Giovanni Realdi non è meno amara e veritiera. Entrambe dovrebbero farci riflettere e non tanto nel banale atto rinunciatario dell'antipolitica, del rinchiudersi nel proprio orticello, nell'accettazione di “così vanno le cose”, in un populismo di maniera falsamente rivoluzionario, ma nell'alzare la testa, nel cambiare soprattutto noi stessi partendo dal quotidiano personale, salendo alla famiglia, alla società nelle sue espressioni comunitarie. Don Chisciotte? Forse, ma non a caso ci intitoliamo ….... mulino! Vorremmo prendere il vento che gonfia le vele e non cambiare, ancora una volta, “a pancia piena” e a “cominciare a chiedere a se stessi, nel segreto della propria stanza, di che cosa davvero abbiamo bisogno”.
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