Il Ghana, Paese dell’Africa occidentale affacciato sul Golfo di Guinea, ha una popolazione di circa 28 milioni di abitanti divisa in dieci regioni, su una superficie di 238.540 km². Ed è una popolazione giovane, con una media di 25 anni e oltre il 20% al di sotto dei 15 anni. Una gioventù che si respira nell’aria ma che purtroppo non si traduce sempre in opportunità, visto che secondo gli ultimi dati forniti dalla World Bank risulta senza lavoro il 48% dei cittadini tra i 15 e i 24 anni. Eppure, è anche un Paese dove il 90% dei bambini frequenta la scuola primaria, dal 2000 al 2014 la percentuale degli studenti delle superiori è cresciuta dal 19 al 34% e un trend simile si registra per le Università.
Il Ghana continua a essere uno dei Paesi a cui imprenditori e Stati occidentali guardano con maggiore interesse. Uno dei motivi è la sua stabilità. Fin dal 1992, anno di transizione a una democrazia fondata sul multipartitismo e anno di emanazione della nuova Costituzione, il Paese ha sperimentato decenni di pace e sicurezza. Del resto il Ghana è stato il primo dell’Africa sub-sahariana a ottenere l’indipendenza dal giogo coloniale britannico: era il 6 marzo 1957. Quest’anno ha festeggiato dunque i 60 anni di libertà dal colonialismo. Divenne poi Repubblica nel 1960. Erano i tempi di Kwame Nkrumah, uno dei padri del panafricanismo e personalità indiscussa e mai dimenticata. A lui sono dedicate università, scuole, libri, studi accademici e ne è rivendicata l’eredità di profeta di un’Africa unita e solidale. Fu Nkrumah, che divenne il primo presidente, a cambiare una volta eletto il nome del Paese, da Gold Coast (Costa d’oro) a Ghana, che richiamava l’antico e immenso impero dell’Africa occidentale che, all’incirca dal 300 al 1076, comprendeva un’area estesa nei territori degli attuali Senegal, Mali, Mauritania e anche oltre. Accusato di voler accentrare troppo il potere, Nkrumah fu destituito (e morì in esilio), secondo altri però, il motivo fu la sua idea e politica “troppo indipendente” dall’Occidente e una visione “troppo socialista” dell’amministrazione dello Stato. Seguirono anni di militarismo e anche di dittatura con il generale Jerry Rawlings, ma negli anni si fece strada la pratica dell’alternanza. I due partiti principali NDC (National Democratic Congress) e NPP (New Patriotic Party) vanno di fatto al potere ogni quattro anni quasi in perfetta sincronia. Le ultime elezioni – dicembre 2016 – hanno visto vincitore Nana Akufo-Addo dell’NPP.
Altro motivo per cui il Ghana è considerato attraente per gli investitori è la performance economica degli ultimi tempi. Un’ascesa cominciata alla fine degli anni 2000, con la scoperta di giacimenti petroliferi off shore nell’area di Takoradi. Fu questo evento e l’inizio della produzione da parte di industrie estere, tra cui l’italiana ENI, che fece schizzare l’aumento del PIL al 15% nel 2011. E fu la migliore performance quell’anno a livello mondiale. Oggi le cose stanno diversamente, nel 2016 il PIL era sceso del 3,6%, il tasso più basso negli ultimi 23 anni. Si stima un ritorno alla crescita grazie all’entrata in funzione di altri giacimenti e produzione di idrocarburi, ma intanto la popolazione ha sofferto molto questo stato di cose, il deprezzamento del Ghana Cedi, la moneta locale e l’aumento vertiginoso dell’inflazione, fino al 18%, mai verificatosi prima.
Il PIL pro capite è pari a poco meno di 1.800 dollari annui, ma quel che pesa maggiormente è l’enorme disparità tra la vita nelle città e quella nelle aree rurali dove vive poco meno del 50% della popolazione. Sono aree perlopiù trascurate: mancanza di acqua corrente e luce elettrica sono la norma. A essere più deprivate sono le regioni del Nord e del Volta. I settori che danno lavoro alla maggior parte dei ghanesi sono il piccolo commercio, l’agricoltura e la pesca che garantiscono a queste popolazioni rurali un’economia di sussistenza. E a proposito di agricoltura pur se il 65% del territorio ghanese è area coltivabile si tratta soprattutto di piccole imprese familiari. E l’industria rimane ampiamente sottodimensionata, a parte poche produzioni soprattutto per quanto riguarda la lavorazione del cacao – il Ghana ne è il secondo produttore a livello mondiale dopo la Costa d’Avorio –, anche se questo prodotto viene soprattutto esportato. Altri prodotti di esportazione sono il petrolio, come già accennato, e l’oro. Il Ghana era ed è, infatti, noto per le miniere d’oro, Galamsey, il problema è il loro sfruttamento incontrollato e illegale, soprattutto da parte di compagnie e privati cinesi. In crescita il settore del turismo, fatto di cooperanti, volontari ma anche di viaggiatori che scelgono il Paese per la sua storia e le sue bellezze naturalistiche. E anche perché è considerato uno dei Paesi più friendly di tutto il continente. Si incontrano i paesaggi lussureggianti del nord del Volta dove si trovano la diga di Akosombo – il più vasto lago artificiale del mondo – il Monte Afadjato, le Wli Falls – le più alte dell’Africa occidentale –, il Monkey Sanctuary; i paesaggi semidesertici del nord; quelli armoniosi della costa, dal confine con il Togo fino al confine con la Costa d’Avorio, e quelli altrettanto interessanti delle aree centrali con i suoi parchi naturalistici – tra questi il Mole National Park e il Kakum National Park – e i villaggi di produzione del kente.
Ma il Ghana è anche storia che si lega al passato, quello della tratta degli schiavi. Tutta la costa, soprattutto quella occidentale, è disseminata di forti che ricordano le varie dominazioni e l’“economia degli schiavi”. Questi siti oggi sono patrimonio dell’UNESCO. Fu in particolare a Cape Coast che Barack Obama decise di andare nel suo primo viaggio in Africa da presidente, nel 2009, come atto di riconciliazione e di riconoscimento degli orrori compiuti.
La storia e la cultura del Ghana sono inoltre rappresentate anche dalle decine di etnie che lo costituiscono, così come le lingue diffuse nel Paese. Basta spostarsi di 50-100 chilometri e si sente parlare una lingua diversa. Il principale gruppo etnico è quello degli Akan. E poi i Guans, gli Ewe, i Dagombas, i Walas e i Frafra. La lingua più parlata è il Twi degli Ashanti, ma sono anche molto diffuse il Fante, il Ga, l’Hausa, il Dagbani, l’Ewe e lo Nzema. La lingua ufficiale è l’inglese.
Il Ghana, anche per la questione religiosa, si caratterizza per la grande tolleranza e convivenza pacifica. Secondo il World Christian Database si contano 700 denominazioni cristiane e almeno 71.000 congregazioni individuali, vale a dire create da una persona. Secondo gli ultimi dati, il 71,2% si dichiara cristiano: il 28,3% appartiene alla chiesa pentecostale-carismatica, seguono altre chiese protestanti (18,4%) e la cattolica (13,1%). Il 17,6% professa la religione musulmana e naturalmente ci sono anche fedi tradizionali. La libertà religiosa è garantita a livello costituzionale e nessuno, finora, si è mai sognato di infrangerla.
Antonella Sinopoli, pubblicato in Madrugada 108