I Perfetti, gli Imperfetti e i loro bambini
Un tempo, ma anche oggi, i Perfetti abitavano la loro bella città. Non era certo un luogo di ordine e precisione, ma la gente viveva in un’apparente serenità.
Il governo si garantiva il giusto numero di capri espiatori e, di tanto in tanto, qualche esecuzione riusciva anche a dare pace alle aspettative di giustizia, donando a tutti quella dose di paura necessaria per non ingenerare il desiderio di superare qualche limite.
Insomma, nessuno aveva di che lamentarsi e le tante sagre, una nuova panchina, due luminarie nelle feste comandate davano anche una illusoria gioia che durava quel tanto che basta per non far pensare che in fondo non c’era nulla di cui essere felici.
Tutto cominciò a cambiare quando si picchettarono i terreni della periferia: una modifica al piano regolatore aveva dato l’autorizzazione alla creazione di un enorme palazzone che avrebbe circondato come una muraglia tutta la città.
Non c’era da aver paura, garantiva il governo, con questa costruzione si assicurava protezione dagli attacchi, qualora ci fossero stati: la città era al sicuro!
Il numero di telecamere garantiva che il controllo fosse capillare, girare in città era estremamente ordinato, senza interferenze o brutti incontri.
Le strade presero i nomi di ogni singolo personaggio che potesse essere indicato come esempio di correttezza e rettitudine, la gente cominciò a sentirsi sempre più importante e le statistiche facevano scalare alla città le classifiche di gradimento e vivibilità.
Un giorno però uno dei Perfetti si lascio prendere da una piccola curiosità e fece una domanda: «Ma da quanto tempo è che non sentiamo il vento?».
La frase cadde nel vuoto, perché l’attenzione fu immediatamente attirata sul buon lavoro della sorveglianza che aveva anticipato i movimenti di un giovanotto non bene intenzionato, che stava per appropriarsi di qualcosa di non suo.
Qualche tempo dopo un altro Perfetto non trovò posto per la sua auto, perché tutte le strade erano intasate. I giorni passavano e altri Perfetti cominciarono a notare che lo spazio si era ristretto, al cinema si rischiava di non trovare posto e i ristoranti erano sempre strapieni.
Il governo pensò di porre qualche rimedio: cominciò ad aumentare le tasse e a rifiutare permessi, ma non ci fu nessun cambiamento. Mancava spazio.
Occorreva una soluzione radicale. Un Comitato Scientifico pensò di allevare strani insetti addestrati per pungere solo gli Imperfetti e far un po’ di posto per i Perfetti. In un primo momento il sistema sembrò funzionare, nei cinema qualche posto libero lo si cominciò a notare.
Nonostante le loro proteste, gli Imperfetti furono dimezzati, i sopravvissuti agli insetti si arresero e fuggirono dalla città, portando con sé le poche cose che possedevano.
I Perfetti conobbero il gusto del potere e divennero sempre più avidi, le case lasciate vuote vennero abbattute e rimpiazzate da castelli, ville e centri commerciali. Tutti erano impegnati ad accumulare, a consumare, a lottare tra loro per scalare la classifica del Perfetto più ricco.
La città divenne sempre più tranquilla e ordinata, non c’era bisogno degli Imperfetti, chi non aveva risorse poteva andare via. I Perfetti avevano ripreso possesso dello spazio, dei loro ristoranti e dei loro posti auto, ma qualcosa stava cambiando.
Gli Imperfetti sembravano spariti ma gli insetti erano divenuti sempre più forti. Un giorno un Perfetto venne punto e morì dopo pochi giorni tra atroci sofferenze, i giornali e tutte le televisioni parlavano dell’increscioso evento ma dagli esami venne rilevato che non si trattava di una puntura diretta ma di trasmissione indiretta, attraverso un contatto avvenuto tra lui e un Imperfetto. Purtroppo non si trattò di un unico caso, molti Perfetti caddero.
Ora i Perfetti erano in preda alla paura, non riuscivano a controllarla e le cellule più fragili dei loro corpi impazzirono facendo espandere un nuovo male.
Intanto qualcosa continuava a non quadrare: tutti erano costretti ad aspettare ore seduti nei loro ristoranti prima di essere serviti, c’erano lavori che non venivano più svolti, le strade erano sempre più sporche, nessuna riparazione o costruzione era più portata a termine. Tutto restava incompiuto perché non c’erano più gli Imperfetti a lavorare per loro.
Gli insetti, il male, la paura: la città era paralizzata. Pozzi e miniere, banche e castelli non offrivano più ripari sicuri.
Come trovare un vaccino contro il male? I Perfetti diedero mandato a una task force per cercare un “Luogo Perfetto” dove trovare immunità e salvezza. La ricerca non fu lunga, non dovettero andare lontano per individuare quel luogo.
C’era un edificio dimenticato, proprio vicino al grande muro, dove tanti bambini, Piccoli Perfetti e Piccoli Imperfetti cooperavano, dove corpi giovani costituiti da cellule giovani giocavano la vita, senza paura, dove lo spazio più era stretto più aiutava a stare vicino: era una scuola.
I Perfetti avevano perso la fiducia e il report della task force non venne preso in considerazione. Tutti trovarono folle la soluzione di «tornare bambini per ricominciare a educarsi».
I Perfetti smisero di parlare tra di loro e cominciarono a chiudersi nelle loro case con tutti i loro beni. Gli Imperfetti continuarono a lottare e a coltivare la speranza. Il tempo non smise di scorrere.
I bambini crescevano e si educavano, tornavano a casa e cercavano di insegnare ai genitori la lezione, di spiegare l’importanza di un sogno condiviso.
Ma gli Imperfetti avevano da difendere i loro figli con il lavoro e non avevano il tempo di vederli crescere. E i Perfetti, intenti a difendere i propri averi, erano chiusi nei loro studi e laboratori a cercare elisir di lunga vita.
Mi spiace, non posso dirvi com’è andata a finire la storia della città dei Perfetti e degli Imperfetti. Ho scelto di restare tra i bambini e aiutarli a far crescere anche il più piccolo dei sogni.
scritto da Angelo Coscia, pubblicato in Madrugada 110, rivista trimestrale di Macondo