Sebbene l’autore di questa rubrica non vanti titoli ecclesiastici e nemmeno seri studi teologici, era da tempo lambito dal dubbio che sovranismo e cristianesimo si conciliassero con qualche difficoltà. Tutto dipendeva da antichi ricordi di ragazzo, le dottrina in cui si apprendevano gli insegnamenti di Gesù come «ero straniero e non mi avete accolto». Ora non è perché ci ha fatto la copertina Famiglia cristiana - titolo un po’ brutale, «Vade retro Salvini» - ma perché ci si immagina quale attrattiva avrebbe avuto per Gesù lo slogan «prima gli italiani». Oltretutto era migrante e profugo poiché, per scampare alle lame di Erode, la famiglia riparò in Egitto, che per fortuna non praticava respingimenti, altrimenti Matteo Salvini non avrebbe un Vangelo su cui giurare una patria resurrezione né Giorgia Meloni un presepio da cui lanciare una patria rivoluzione.
Né si vuole indugiare sulla democrazia diretta, che premiò Barabba, o sulla legittima difesa, così rifuggita da Gesù che, mentre lo arrestavano, impose a Pietro di rinfoderare la spada. E meno male che per ora la Lega ha rinunciato alla legge che impone il crocifisso nei luoghi pubblici, opposto esatto, e altrettanto sciagurato, di chi per legge voleva vietarlo. Ma, insomma, questi vangeli, questi rosari, questi crocifissi riemersi dal sacro Po, paiono nuovi di pacca e scartati giusto per impugnarli contro qualcuno, il che non è molto religioso sebbene sia spesso tipico delle religioni. Il punto, in definitiva, è che la politica può e qualche volta deve rinunciare all’etica, e mettersi dalla parte dei carnefici. Ma Cristo sarà sempre dalla parte delle vittime.
scritto da Mattia Feltri, La Stampa del 26 luglio 2018
segnalato da Andrea Gandini