I risultati dei test Invalsi del 2018 sono stati pubblicati in un rapporto del MIUR che inviterei davvero tutti a leggere; anzi, se invece di leggere questo articolo vi riverserete in blocco su questo link avrete la mia completa approvazione.
Per i pochi che preferiscano invece leggere (anche) il mio pensiero sull’argomento, cercherò qui di riassumere le principali evidenze e sottolineare alcuni punti chiave, che peraltro sono, ahimè, piuttosto sconfortanti.
Dei risultati dei test Invalsi e PISA, in realtà, qui su Hic Rhodus abbiamo parlato più d’una volta, e quello su cui vorremmo concentrare la nostra attenzione stavolta è il problema delle differenze tra le capacità degli studenti appartenenti a contesti diversi, e in particolare ad aree geografiche diverse.
Ora, sappiamo tutti che ci sono grandi differenze tra Nord e Sud di questo paese; e sappiamo bene che queste differenze si sommano a quelle tra le classi sociali, ossia che non solo al Sud ci sono più poveri che al Nord, ma che un povero del Sud è “più povero” di un povero del Nord, perché la rete di servizi pubblici e privati che contribuiscono ad attenuare o esacerbare gli effetti della povertà (scuola, appunto, ma anche sanità, assistenza sociale, sicurezza, ecc.) è molto più precaria al Sud.
Nonostante, anzi proprio per, questo, noi crediamo che un obiettivo essenziale dello Stato debba essere mitigare gli effetti di queste differenze, e anzi tentare di compensarle; e tra i servizi che hanno questa vocazione forse il primo di tutti è la scuola. Mentre infatti gli altri servizi possono rendere meno afflittiva la condizione di svantaggio sociale, la scuola è quello che può creare le condizioni per contrastarlo e, a tendere, ridurlo. In un paese dove tutte le statistiche evidenziano un gap spesso addirittura crescente tra Nord e Sud, investire nella conoscenza, e quindi nel capitale umano, nelle regioni meridionali è fondamentale.
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scritto da Ottonieri, redazione di HIC RHODUS