Amico: parola forte, avrebbe detto, giustamente, Piero, quand’era bambino. Come è evidente è collegato all’amore, ma se ne distingue. Meno ardente, ma più disinteressato e duraturo, insegna Montaigne.
Ci sono amicizie importanti come quella di Abramo con Dio: “Isaia 41,8. Ma tu, Israele mio servo, tu Giacobbe, che ho scelto, discendente di Abramo mio amico”. Gottesfreunde(amici di Dio) si dissero nel milletrè – XIV secolo – mistiche e mistici tedeschi.
Mia figlia aveva ricevuto scarsi ragguagli su Abramo e ancor meno sui mistici. Si era fatta presto alcune convinzioni, nella sostanza mai più abbandonate. Era piccola quando cominciò un discorso con me: Dio, no l’amico di Dio, Darwin… Da un rapporto stretto con Dio, oltre a ricevere richieste per lo meno inquietanti, puoi uscire con qualche mutamento, fin nel nome: Abramo – Abrahamo, Giacobbe – Israele… Ci sono amicizie meno impegnative e coinvolgenti. Si chiamano poi amicialtri per nulla uniti da affetti, affinità, interessi, stima. Avviene non solo, ma molto, su facebook. Corrispondono ai mez amigh dell’era predigitale. Non è la metà di un amico, ma il tutt’altro che amico, come talora, dolorosamente si scopre.
Su facebook alle amicizie pare non esserci limite. Piovono richieste da ogni parte. Io dico sì, con pochissime eccezioni. Praticamente solo quando mi pare evidente la falsa identità e la finalità truffaldina. Da qualche tempo mi sono messo a cancellarne. Non reggo a comunicazioni di estrema violenza verbale, che sembra dolersi del non potersi tramutare immediatamente in violenza fisica. Io, come l’amico genetista Guido Barbujani, so di essere razzista, ma, come lui e anche grazie a lui, sto cercando di smettere. Invece vedo crescere le espressioni di odio, l’incanaglirsi in falsità evidenti, la diffusione di paura e rancore nei confronti da chi è venuto, fuggendo realtà spesso atroci e trovando inadeguata accoglienza. E allora, talvolta con rammarico, rinuncio a un rapporto che pure si era, in qualche modo, stabilito. Vorrei fare altro, ma non riesco.
Sento sempre nominare l’algoritmo che regge FB. Questo mi porta a pensare che riescono ad essere amici tra loro anche i numeri. Ce ne sono di amici – amicabili, amicali – che tali sono a coppie, quando cioè la somma dei divisori dell’uno (escluso il numero stesso) è uguale all’altro e viceversa. Leggo che nella primavera scorsa ne erano stati individuati più di 1 miliardo e 100 milioni, alcuni con decine di migliaia di cifre. Ma si tratta di coppie. Più si avvicina all’amicizia su FB il caso dei numeri socievoli, dove ogni numero è amico del numero vicino e il primo è amico dell’ultimo. Cento anni fa li ha scoperti Paul Poulet. Paolo Pollo dileggiato dai compagni di scuola si buttò a studiare matematica. Ne ha trovato un gruppo di 5. Ha continuato la ricerca ed è arrivato a trovarne un gruppo di 28. Non so se altri si sia cimentato. Questo ci riporta al numero di amici possibili e auspicabili.
Don Milani aveva un carattere aspro, ma le cose le pensava ed era dotato di una straordinaria capacità d’amore. Osserva che si può amare solo un numero di persone limitato, forse qualche decina, forse qualche centinaio. E siccome l’esperienza ci dice che all’uomo è possibile solo questo, mi pare evidente che Dio non ci chiede di più. Lui, ce lo dice Langer, era andato oltre, fino a 3.400. Erano quelli dei quali ha condiviso la vita: ha scelto i poveri, i suoi campagnoli. Per come mi conosco ho ecceduto le mie capacità. Mi sono riempito di amici che tali non possono essere, né io posso esserlo per loro. Se la pur flebile relazione stabilita su facebook ha l’effetto di rendermi anche più stupido e cattivo – lo sono già abbastanza – sarà bene troncarla. Magari cercherò di conservare il piacere che mi ha dato la richiesta. almeno come manifestazione di interesse. Resta la necessità degli amici, da ricercare e trovare soprattutto nei momenti tristi che stiamo vivendo. Allo scoppio della guerra Aldo Capitini, in uno scritto clandestino diffuso tra gli antifascisti, tra le indicazioni dava questa: continuare a cercare attivamente amici, che è lavoro paziente ed eterno.
scritto da Daniele Lugli, pubblicato in Azione Nonviolenta