Si sa che il mestiere di genitore è talora molto difficile. I figli oltre che di gioia sono anche fonte di stress, un logorio quotidiano che talora porta ad uno sfinimento fisico e psicologico. Il genitore resiliente è capace di sviluppare strategie che gli permettano di sopportare lo stress familiare e magari di volgere a vantaggio l'affaticamento e l'impegno.
In psicologia per resilienza si intende la capacità di adattarsi positivamente a traumi, avversità, tragedie, minacce o anche fonti importanti di stress. Sul piano biologico la resilienza è la capacità di modulare il modo costruttivo la reazione allo stress ed è essenziale per la salute fisica e mentale. Se fuori controllo lo stress può danneggiare il sistema immunitario e contribuire a provocare malattie a base psicosomatica e può favorire comportamenti nocivi come fumare e abusare di alcool.
La resilienza è necessaria per avere successo come genitori. Qualsiasi famiglia subisce momenti di crisi, ma solo se i genitori sono capaci di reagire in modo produttivo la famiglia riesce a superare le difficoltà. Infatti più dell'istruzione, più dell'esperienza, più dell'addestramento, è il livello di resilienza dei genitori a determinare l'armonia familiare. Accade in famiglia come in qualsiasi posto di lavoro dove si deve agire con un gioco di squadra, dall'oncologia, allo sport, o anche all'interno di un consiglio di amministrazione.
Il fatto che di fronte alle difficoltà una persona tenga duro o si arrenda dipende da vari fattori, che vanno dalla biologia all'ambiente in cui vive. La resilienza, infatti, è determinata sia da caratteristiche innate sia da aspetti ambientali che influiscono sulla capacità di adattarsi allo stress. Anche se è difficile modificare alcuni di questi fattori, si può aumentare il livello di resilienza sviluppando abitudini mentali e fisiche che favoriscono l'adattamento positivo a stress e traumi.
Un certo numero di caratteristiche favoriscono la resilienza, tra le quali alcune ereditarie come il temperamento ovvero quella qualità che permette di affrontare con fiducia gli avvenimenti della vita con socialità accettando i propri difetti. La resilienza è però fortemente influenzata da variabili ambientali, tra cui il sostegno familiare, la stabilità economica, oltre ai servizi e alla sicurezza del contesto di vita. In famiglia, anche una leadership debole e la scarsità di risorse impiegate per l'aiuto reciproco possono compromettere la reazione individuale allo stress. Può essere difficile cambiare alcuni tratti del carattere, ma si può imparare a migliorare la propria resilienza con una pratica disciplinata e coerente:
Imparare a regolare le proprie emozioni. Sono possibili due strategie: si reinterpreta il significato di un evento avverso per arrivare a considerarlo in modo meno negativo. In questo modo si attenuano le reazioni fisiologiche psicosomatiche (rivalutazione cognitiva) e si attua una focalizzazione al presente senza ripensare insistentemente al passato o al futuro (mindfulness). Sono punti importanti per imparare a guardare la realtà senza giudicare, interrompendo gli schemi di pensiero condizionati che aggravano il malessere. Addestramento e meditazione servono a aumentare l'attivazione della corteccia prefrontale sinistra, un processo collegato a maggiore controllo emotivo e crescita delle emozioni positive.
Nella vita familiare adottare un punto di vista ottimista, ma realistico. Aumentare questa predisposizione mentale migliora la capacità di affrontare le difficoltà, migliora persino la longevità. Gli ottimisti realisti non negano le difficoltà, ma le filtrano dando loro una priorità. Con la riduzione delle ambiguità e delle incertezze decisionali si riesce a concentrarsi sull'attivazione delle proprie risorse per risolvere un punto alla volta.
Sul piano personale tenersi in forma fisica e intellettuale. La resilienza è aumentata dall'attività fisica e intellettuale mediante svariati meccanismo neurobiologici quali l'aumento di endorfine e di neurotrasmettitori (dopamina e serotonina) bloccando il rilascio del cortisolo, l'ormone dello stress. L'aspetto importante di questo punto è che l'attività fisica e intellettuale non deve essere troppo intensa altrimenti diviene essa stessa fonte di stress. Si deve pianificare una attività ad aumento progressivo senza giungere al limite: bisogna imparare ad alternare attività e riposo.
Accettare le sfide poste dai figli. Una persona resiliente non evita le situazioni stressanti, ma impara a dominare e gestire le emozioni negative. Fare i genitori è una sfida e ogni giorno è diverso dall'altro. Quello che sembra aver acquisito il giorno prima deve essere sempre rivisitato in attesa di risolvere il problema del giorno dopo. I figli cambiano giorno per giorno con grande rapidità, specie in adolescenza. Porsi di fronte a loro in atteggiamento monolitico contrabbandandolo per coerenza significa perdere il confronto. Il genitore di un adolescente non riesce più a anticipare il figlio ed è costretto a inseguire. Per farlo deve accettare la sfida quotidiana che è ad alto rischio di stress. Non accettare la sfida del proprio figlio significa o porsi in atteggiamento fortemente normativo chiedendo a lui una coerenza che non può dare o porsi in una atteggiamento pseudo libertario lasciandolo libero di fare (con la scusa di responsabilizzarlo, ma di fatto per scaricarsi della propria responsabilità per incapacità o per arresa alla fatica o allo stress). I figli piccoli e grandi sono una continua sfida che si deve affrontare con la partecipazione e il coinvolgimento.
Rafforzare le relazioni sociali extrafamiliari. Coltivare una rete sociale quale quella costituita da gruppi di auto-mutuo aiuto è fondamentale. Questa attività non deve essere considerata come un evento terapeutico diretto, ma indiretto. Non si frequentano i gruppi per aumentare la propria autostima e dimostrare agli altri quanto si è bravi, ma per determinare un confronto e una condivisione. Il punto nodale è ascoltare con umiltà le critiche e al contempo criticare garbatamente il comportamento altrui aprendosi ad una dialettica che deve essere soprattutto interiore evitando le polemiche e cercando di portare a casa elementi di riflessione. Il sapere che altri hanno avuto problemi simili e aprirsi ad un ventaglio di soluzioni possibili migliora la capacità di affrontare il proprio personale stress aumentando la resilienza. Il sostegno degli altri è efficace perché aumenta la fiducia in sé, offre una rete di sicurezza in caso di fallimento e rafforza l'idea di poter superare gli ostacoli. E' importante osservare e imitare i modelli di famiglie resilienti. Non significa che si deve fare come loro, ma che si deve comprendere la loro modalità operativa nell'attuare la resilienza e adattarla al proprio stile di vita e alle proprie esigenze.
Conclusione psico-biologica. Sul piano biologico la resilienza si basa sui circuiti neurali che gestiscono i meccanismi di paura e ricompensa, oltre che sulla regolazione sociale ed emotiva. Questi circuiti si sovrappongono in determinate strutture cerebrali: l'amigdala che regola la paura e la ricompensa tramite le emozioni positive, il nucleus accumbens che regola ricompensa e comportamenti sociali, compreso i rapporto di coppia e quello con i figli; la corteccia prefrontale che regola le interazioni e determina le scelte. Quando la corteccia prefrontale sinistra è attiva manda all'amigdala dei segnali inibitori che placano l'ansia e le emozioni legate alla paura, lasciando la regione cerebrale frontale libera di programmare e stabilire obiettivi. Così si ha una migliore capacità di mantenere un'immagine di sé positiva, non si abbandonano le speranze anche in periodi stressanti o di fronte alle difficoltà, e infine fare programmi e agire senza lasciarsi travolgere dalla paura o da altre emozioni negative. Dato che lo stress altro non è che uno stato di ambiguità non risolto, è chiaro che l'ottimismo realista aiuta l'attivazione neurologica di queste parti del cervello aiutando nella soluzione dell'ambiguità.
Un esempio pratico. I genitori entrano in forte stress quando intuiscono che la propria figlia è vicina al debutto sessuale (il discorso è valido anche per i maschi). L'aver svolto una attenta informazione sessuale verso la propria figlia non li mette al riparo dalle paure perché sanno che la teoria è una cosa e la pratica è un'altra. Essendo sotto stress hanno tre strade da scegliere: proibire e vessare, ignorare lasciando che la natura compia il suo corso, rimanere in vigile attesa di disponibilità.
La prima serve essenzialmente a loro stessi, ma non aiuta la figlia presa dalle sue pulsioni.
La seconda ha più l'aspetto della deresponsabilizzazione, dell'inconscio disinteresse mascherato da modernismo o da resa per incapacità. Con una variante però: portarla subito dal ginecologo perché prescriva la pillola: è un sistema comodo per eliminare la propria paura, mentre dovrebbe essere una decisione autonoma della figlia (certe cose sembrano ricami mentali, mentre hanno una profonda incidenza sulla percezione della personale responsabilità della figlia).
La terza è la strada della resilienza ma anche quella sicuramente più difficile e fonte di continuo stress dovendo accompagnare la figlia in un percorso di adultizzazione. L'educazione affettiva e sessuale dei propri figli è sicuramente uno dei momenti in cui nella vita dei genitori è necessario essere preparati ad esercitare strategie di resilienza, cercando di essere ottimisti (ma realisti), disponibili (ma non petulanti), attenti (ma non polizieschi), dialoganti (ma non giudicanti). E' sicuramente la scelta che richiede più tempo e più pazienza (ma anche più amore). E' però anche la più sicura per fare della figlia una donna responsabile della sua femminilità.
scritto da Alessandro Bruni
Fonti
- Southwick S.M., Charney D.S. (2012) Resilience: The Science of Mastering Life's Greatest Challanges, Cambridge University Press.
- Becvar D. (2013) Handbook of Family Resilience. Springer