L'affido condiviso dei figli dopo la separazione o il divorzio coniugale non è sempre un disastro. Anche dopo la separazione la co-genitorialità può rimanere un modo efficace e sereno per crescere i figli, sempre che i bisogni dei bambini rimangano al centro della vita dei genitori nonostante il caos emotivo che vivono, la logistica e le sfide, anche economiche, conseguenti una separazione.
In alcuni casi, non infrequenti, si può addirittura migliorare come genitori, sempre che venga accettato che la “colpa” della separazione è di entrambi i partner e che i figli non siano terreno di rivalsa contro il partner. È ormai chiaro che dopo la separazione la genitorialità deve essere reinventata e non può seguire né i canoni ante separazione né quelli sperimentati da altre famiglie: ogni famiglia deve trovare una operatività funzionale propria, non esiste una soluzione unica per tutte le famiglie, non ci sono formule, programmi, magie per far andare tutto bene.
Alcune cose però si sanno e devono essere poste al centro nell'inventarsi una nuova genitorialità: i bambini dopo la separazione hanno bisogno di continuare la relazione con entrambi i genitori senza arrivare alla perdita o all'emarginazione di uno di loro - se non esistono motivi seri, ovviamente. Hanno necessità che gli adulti di riferimento siano coinvolti nelle loro vite, nelle cose importanti e in quelle piccole di tutti i giorni. È importante per loro continuare a sperimentare sicurezza, coerenza, stabilità.
Sappiamo anche che i bambini sono danneggiati quando mamma e papà combattono di fronte a loro, per loro e attraverso loro. È il conflitto persistente ad essere pericoloso, soprattutto se ha preceduto la separazione. Studi longitudinali hanno infatti dimostrato che molti problemi ritenuti “effetti” del divorzio sono presenti nei piccoli già prima della rottura familiare, dovuti a rapporti problematici in famiglia. Alcune prove suggeriscono, inoltre, che nei divorzi caratterizzati da basso conflitto sia migliore l'affido congiunto, mentre i disagi infantili aumentano se il conflitto è elevato. La cogenitorialità deve indurre gli ex partner, piuttosto che mirare ad allentare le liti, a rafforzare la loro relazione con i figli e migliorare le loro abilità genitoriali.
L'affido condiviso comunque dovrebbe essere la base di partenza per i bambini di tutte le età. L'affido paritario in particolare vuole eliminare differenze tra i genitori, i figli possono frequentare liberamente mamma e papà, quando possibile trascorrono lo stesso tempo con entrambi. Gli studi indicano in effetti che passando alternativamente circa lo stesso tempo in casa di mamma e papà, i bambini presentano meno problemi comportamentali e sintomi psicologici di quelli che vivono per lo più o solo con un genitore anche se qualche perplessità gli esperti la sollevano riguardo i più piccoli i quali necessitano di continuità e stabilità nelle relazioni parentali.
Il vero problema per i genitori separati consapevoli della loro responsabilità rimane il palleggio di competenze tra regole di legge gestite da avvocati, regole di psicologia di coppia gestite da psicologi della famiglia e regole di psicologia infantile gestite da psicologi dell'età evolutiva. A queste tre tipologie professionali si sommano le conoscenze per passaparola che i genitori separati hanno frequentando amici o conoscenti a loro volta separati. Purtroppo c'è la tendenza a dare consenso all'esperto che sembra più favorevole al proprio pensiero pregiudiziale in termini di genitorialità separata piuttosto che determinare un cammino armonico che non escluda alcuna voce esperta, ma che sia del tutto originale per quella coppia separata. I genitori separati devono prendere in mano il loro destino e non affidarlo a terzi. Devono però ascoltare e fare proprie le loro voci professionali senza per questo rimanere ingabbiati in canoni comportamentali che non corrispondono alla loro natura. Gli esperti hanno la funzione di aprire il ventaglio comportamentale, fissarne le regole di base, lasciando però che la responsabilità genitoriale nasca e cresca nei due ex partner.
L'affido paritetico è senza dubbio una soluzione vantaggiosa che permette ai genitori di sentirsi coinvolti e responsabilizzati allo stesso modo, ma non si può tradurre in una suddivisione dei tempi dell'orologio e del calendario. La condivisione deve essere di qualità e di tempo genitoriale armonicamente distribuiti ed è basato sull'aiuto reciproco degli ex partner nella funzione genitoriale. Oltre a questa disposizione d'animo richiede anche alcune condizioni logistiche che sono favorite da abitazioni vicine, disponibilità di tempo libero dal lavoro per gestire i figli uguale per entrambi gli ex partner e soprattutto competenze importanti come cooperazione, buona volontà, flessibilità, disponibilità, comunicazione.
È importante anche ascoltare i figli man mano che crescono e che vivono la separazione genitoriale perché l'affido paritetico può diventare una scelta rischiosa quando lo scontro è molto acceso perché i bambini, ancor più che in altri tipi di accordi, possono finire intrappolati in una zona di guerra tra due campi separati, ostili e diffidenti. Per loro può voler dire perdere un contesto sicuro e chiaro in cui crescere, trovarsi a fare da ponte tra due mondi, essere chiamati a prendere posizione, soffrire nel tentare di amare allo stesso modo due persone in disaccordo tra loro.
L'affido paritario può essere vantaggioso se ci sono le condizioni necessarie. Occorrono capacità genitoriali omogenee, coordinamento e soprattutto comunicazione tra i due adulti. L'esperienza dimostra che conflitto alto e poca maturità formano un mix tossico. Il litigio, quando è forte, riesce ad insinuarsi nelle piccole cose stravolgendo lo spirito positivo di ogni disposizione.
scritto da Alessandro Bruni sulla base dell'articolo di Brunella Gasperini pubblicato in La Repubblica a cui si rimanda per la lettura completa.