C’è un immenso e invisibile iceberg che molto spesso non si conosce perché non viene raccontato e riguarda le tante storie di ragazzi e ragazze che vivono con un genitore colpito da malattia mentale. Secondo l’Istat (dati al 2011) i giovani caregiver tra i 15 e i 24 anni sono circa 170 mila, ma il numero è sottostimato, mancano ad esempio i figli di coloro che non hanno avuto diagnosi e non sono in trattamento per la propria patologia psichiatrica, mancano altresì i bambini e i giovani adulti.
Secondo l’Oms nel mondo 400 milioni di persone soffrono di depressione, 60 milioni di disturbo bipolare e 21 milioni di schizofrenia, di queste circa un quarto sono genitori. Di malattia mentale genitoriale si parla troppo poco e a farne le spese sono spesso i più vulnerabili, ovvero i figli. Nasce per loro la miniguida alla sopravvivenza “Quando mamma e papà hanno qualcosa che non va” (EditoriaSociale, 2018) di Stefania Buoni.
“Non è difficile immaginare che anche in Italia - spiega la Buoni – il numero dei figli di persone colpite da disagio psichico superi ampiamente il milione. Eppure sono spesso completamente invisibili”. Vergogna per comportamenti a volte incomprensibili, bizzarri e imbarazzanti, rabbia, senso di colpa, ansia, amore e odio contemporanei, carico eccessivo di responsabilità, calo del rendimento scolastico, bullismo e la paura di chiedere, il tutto incluso in un patto di segretezza per il quale “i panni sporchi si lavano in famiglia”. Sono solo alcuni dei sentimenti che attraversano le giornate dei figli di genitori con disagi psichici. “Impotenti davanti a fatti che non hanno osato raccontare e per i quali non hanno ricevuto alcuna spiegazione” sperimentano la solitudine, con addosso un carico più grande di loro, quello della salute del proprio padre o della propria madre. Il testo inizia con una sorta di glossario semplice e chiaro per definire cosa sono e come funzionano i problemi legati alla sfera mentale, dal disturbo ossessivo compulsivo a quello bipolare, dalla depressione maggiore all’ansia, per arrivare a psicosi e schizofrenia.
“Il silenzio porta all’incomprensione e quindi all’isolamento, che in assenza di reti di supporto possono contribuire alla trasmissione intergenerazionale del disagio psichico”. Studi internazionali hanno dimostrato che “non è tanto la genetica a determinare l’insorgenza di un disturbo psichico, quanto il particolare mix di fattori di rischio con i fattori ambientali, sociali e familiari. Per questo prendersi carico anche della propria sofferenza fin dai primi sintomi è fondamentale, sottolinea la Buoni. “Possiamo e dobbiamo lavorare per fare in modo che le prossime generazioni possano contare su maggiori conoscenze e strumenti per prevenire, affrontare ed eventualmente gestire ‘il dolore dell’anima’”.
sintesi tratta da Redattore sociale del 7 gennaio 2019 di Alessandro Bruni