Da qualche tempo il problema della pedofilia del clero è diventato un problema cruciale della Chiesa cattolica. Su di esso si è aperto un dibattito non sempre disinteressato che ha puntato anche a colpire Papa Francesco, accusato di eccesso di silenzi e ritardi di fronte a numerosi casi denunciati.
Il Papa ha deciso affrontare il problema ad alto livello, coinvolgendo i presidenti delle conferenze episcopali in una tre giorni sulla “protezione dei minori nella Chiesa”, nella quale si è data voce a una serie di testimonianze drammatiche sugli abusi nei confronti dei minori nell’ambito della Chiesa. In tal modo si è deciso di superare, con trasparenza e determinazione, le zone di omertà e copertura che si sono verificate in diverse realtà.
Nel corso dei lavori particolare rilevanza hanno assunto le testimonianze portate da alcune donne, al punto che Papa Francesco ha parlato della Chiesa che riflette su sé stessa perché e donna e ha in sé il genio femminile. Un dibattito che ha puntato alla concretezza individuando proposte e procedure di ascolto, di prevenzione, di ristabilimento della giustizia, di intervento fino alla denuncia dei responsabili all’autorità giudiziaria.
Compito non lasciato ai soli vescovi, ma in un contesto di corresponsabilità di tutto il popolo cristiano. Tuttavia il Papa, da un lato, ha deluso coloro che auspicavano una sorta di gogna nei confronti dei colpevoli, sostenendo il principio della presunzione d’innocenza fino alla prova della colpevolezza, dall’altro ha voluto realizzare il massimo di trasparenza e verità nell’approfondire il fenomeno della pedofilia nella Chiesa, con la convinzione che, se la constatazione della sua estensione può far diminuire l’autorità ecclesiale, l’essere, con più evidenza, casta meretrix sollecita una fede più consapevole e corresponsabile nel popolo cristiano.
scritto da Luigi Viviani