Da sindacalista di lungo corso, a proposito del problema del salario minimo garantito per legge, vorrei aggiungere alcune riflessioni.
Ad una prima e superficiale lettura sembrerebbe che la risposta più semplice fosse quella di essere d’accordo.
Avere un salario minimo per tutti i lavoratori non significa forse eliminare tutte le disparità esistenti nei vari settori ?
Ci sono invece dei problemi sollevati in particolare dalle Organizzazioni Sindacali,le quali sostengono che questa legge potrebbe danneggiare la libera contrattazione tra le parti nella quale elemento importante è la fissazione dei minimi contrattuali.
Una preoccupazione corporativa del sindacato o una osservazione giusta ?
L’osservazione è pertinente in quanto se si stabilisse un salario minimo di 9 euro netti o lordi (le due proposte rispettivamente del Pd e del M5S) i contratti nazionali di lavoro potrebbero non essere più ritenuti necessari.
Il sindacato sottolinea infatti che l’eventuale fissazione di un salario legale spiazzerebbe la contrattazione perché le aziende «non avrebbero altri obblighi» che l’applicazione della paga di legge.
Si avrebbe quindi una «fuga dal contratto nazionale di lavoro» (con un danno elevato per i lavoratori) che, aggiungono, non si limita solo a fissare i minimi di retribuzione ma integra il trattamento economico del lavoratore con molte altre voci.
Meglio sarebbe quindi individuare i contratti di riferimento di ogni settore (ora al CNEL ne sono depositati 900 di cui molti firmati da sindacati e associazioni datoriali di comodo non assolutamente rappresentativi, con salari molto più bassi di quelli confederali), cioè quelli firmati dalle organizzazioni più rappresentative (definite, se necessario, anche con una legge sulla rappresentanza) ed estendere a tutti i lavoratori i relativi minimi di retribuzione.
In questo schema un eventuale salario minimo per legge avrebbe una funzione residuale, per chi non ha il contratto.
In pratica il salario minimo per legge sarebbe quello stabilito dai minimi contrattuali dei CCNL più rappresentativi che avrebbero valore di “erga omnes”, cioè per tutti.
Inoltre, ci sono categorie di lavoratori che hanno una paga ridotta ed inferiore al salario minimo proposto, per esempio gli apprendisti, per esempio le colf e quindi per evitare spiacevoli soluzioni di ricorso per esempio al lavoro nero (in quanto il salario minimo potrebbe far lievitare enormemente i costi retributivi e contributivi), sarebbe auspicabile il coinvolgimento delle parti sociali.
In pratica si parte dalla contrattazione e dagli accordi tra le parti e poi si arriva al riconoscimento per legge.
scritto da Giancarlo Bui, sindacalista FILCA CISL, Brescia