Come chiamare le persone che si spostano da un posto all’altro? Ecco una rassegna delle parole più utilizzate e del loro significato.
Migrante
Tecnicamente indica una figura in transito, che sta ancora compiendo la sua migrazione. In molti casi però è difficile stabilire quando una persona sia giunta alla fine del proprio percorso migratorio. Molte persone che arrivano in Italia, ad esempio, sono dirette più a nord. Tecnicamente dunque sono migranti. Ma se per motivi vari si trovano a soggiornare in Italia mesi o anni? Rimangono sempre migranti? Non ci sono soglie stabilite, anche perché si tratta di condizioni soggettive.
Immigrato
Tecnicamente è un migrante che raggiunge il paese di destinazione e lì si stabilisce. Il criterio della residenza appare un buon modo per definire la categoria degli immigrati, anche se certo da una prospettiva analitica e non necessariamente biografica. È bene precisare che seguendo questo criterio la categoria degli immigrati include anche quella dei rifugiati (dato che i rifugiati sono quasi per definizione persone che si stabilizzano nella società di arrivo). Se ci interessa tenerle distinte dobbiamo ricorrere alla dizione “migranti economici”.
Emigrato
E' l’immigrato dalla prospettiva della società di partenza. In realtà è anche il migrante dalla prospettiva della società di partenza, visto che dal momento in cui una persona lascia la propria casa può essere definita come emigrato, e poco importa se si sia effettivamente stabilito o sia in transito. In situazioni particolari però è difficile definire le persone come emigrate nonostante in senso letterale lo siano, pensiamo ad esempio ai milioni di siriani accampati in Libano, che è più consono chiamare profughi.
Migrante economico
Questa categoria indica tutte quelle persone, migranti e immigrati, che si spostano per motivi economici. È stata molto utilizzata negli ultimi anni da vari paesi europei per giustificare politiche migratorie selettive, aperte verso potenziali rifugiati e chiuse verso, appunto, i migranti economici. In realtà la distinzione tra rifugiato/richiedente asilo e migrante economico è molto più sottile di quanto si possa pensare, e dipende da criteri che spesso poco hanno a che fare con la mera applicazione della Convenzione di Ginevra.
Migrante irregolare
Colui che, per qualsiasi ragione, entra in un paese senza regolari documenti di viaggio. È una categoria che ne comprende molte altre, come i profughi (potenziali richiedenti asilo e rifugiati) che nella maggior parte dei casi giungono appunto in modo irregolare nei paesi di destinazione, non potendo ottenere dai propri paesi i documenti per viaggiare. Coloro che si trattengono sul territorio di un paese straniero senza regolarizzare la propria posizione (ad esempio tramite richiesta di asilo oppure ottenimento di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro) rimangono migranti irregolari, chiamati anche clandestini, per lo più con connotazione dispregiativa.
Extracomunitario
È un termine che nasce e ha senso solo nei confini dell’Unione Europea, indicando qualsiasi persona che non sia cittadina di uno dei ventotto paesi membri. È un termine di per sé neutro, che però ha finito per assumere, almeno nel dibattito italiano, una connotazione negativa.
Rifugiato
Il rifugiato è una precisa categoria giuridica, e si riferisce a una persona a cui è stato riconosciuto, appunto, lo status di rifugiato. Si è cioè accertato, tramite un’apposita procedura, che la persona è stata costretta a lasciare il proprio paese a causa di persecuzioni per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, e che per questo non può tornare nel proprio paese. È quindi tecnicamente scorretto definire rifugiati tutte le persone in fuga da paesi in guerra, come ad esempio i siriani dal 2011 in avanti.
Richiedente asilo
Il richiedente asilo è colui che ha presentato domanda per ottenere l’asilo politico, e dunque lo status di rifugiato, in un paese estero. Si tratta, anche qui, di una categoria definita giuridicamente e temporalmente. Infatti il richiedente asilo diventa altro (rifugiato, o migrante economico, o migrante irregolare) nel momento in cui ottiene una risposta definitiva alla sua domanda di asilo.
Profugo
Si tratta di un termine generico che indica chi lascia il proprio paese a causa di guerre, persecuzioni o catastrofi naturali. È dunque la parola più adatta per definire esodi di massa come quello siriano, anche se implica una condizione di passività che spesso non coglie la dimensione attiva e strategica che molte persone che migrano mettono in realtà in campo.
Sfollato
In italiano indica genericamente una persona costretta ad abbandonare la propria abitazione per gravi motivi esterni, come ad esempio una catastrofe naturale o una guerra. Nel linguaggio delle migrazioni però viene utilizzato come traduzione dall’inglese internally displaced person, che sta ad indicare una persona che è costretta a lasciare la propria casa, ma rimane all’interno del proprio paese.
Quindi? Che parole è meglio usare?
È evidente che scegliere una parola piuttosto che un’altra è un’azione politica. Se è ormai assodato che parole come clandestino ed extracomunitario hanno assunto un carattere dispregiativo, la situazione è ambigua per la maggior parte dei termini. Negli ultimi anni, ad esempio, abbiamo assistito a un processo di significazione negativa del termine migrante economico, che designa ormai una categoria indesiderata.
sintesi di Alessandro Bruni dall'articolo originale di Fabio Colombo, pubblicato in Le Nius del 3 marzo 2019