Reddito di cittadinanza e disabilità: "Noi caregiver, elefanti ammaestrati”
Il reddito di cittadinanza “discrimina i nuclei famigliari delle persone con disabilità”: è un giudizio molto critico quello che Chiara Bonanno, caregiver a tempo pieno (mamma di un ragazzo con grave disabilità) esprime nei confronti del Ddl 1018, approvato ieri al Senato. In un commento pubblicato sul suo blog “La cura invisibile”; Bonanno mette a fuoco gli aspetti più critici di questa nuova misura, che avrebbe il compito di contrastare povertà e impoverimento.
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Volontari? No, costretti. C'è un termine, in particolare, che rischia di condannare all'invisibilità il caregiver: “è la parola 'volontario', utilizzata per descrivere la nostra condizione di familiari che si curano della qualità di vita del proprio famigliare 'volontariamente' appunto, ovvero per una spinta emotiva di amore e dedizione”.
Chiarisce però Bonanno: “La parola 'volontario' non c'entra nulla con la nostra condizione! Volontario presuppone una scelta che nel nostro caso non esiste, perché l'unica opzione che abbiamo è quella di abbandonare ad un destino tragico, fatto di segregazione ed abdicazione istituzionale, il nostro familiare a cui vogliamo bene!
Noi familiari siamo costretti ad assumere un ruolo di infermieri, medici, oss, terapisti, assistenti sociali, burocrati, ecc. a fronte di un'assistenza totalmente insufficiente, residuale e troppo spesso incompetente rinunciando ad una realizzazione personale e lavorativa.
Siamo costretti a ridurre il nostro ruolo lavorativo in orario, distanza e competenza fino al punto di rinunciarci, per far fronte alle necessità di sopravvivenza dei nostri cari che non esistono per le istituzioni, non vengono presi in considerazione spesso nemmeno nel loro diritto alla sopravvivenza.
Siamo costretti a tutto questo per garantir loro la vita, che le istituzioni considerano un 'affare di famiglia'. E questo vale anche per le tante donne che avrebbero comunque scelto di fare le casalinghe – precisa Bonanno - e quindi di lavorare in famiglia: nessuna di loro avrebbe scelto volontariamente di trasformarsi, per 24 ore su 24, nel sostituto di uno Stato negligente verso le persone con disabilità, rinunciando ai propri diritti umani più elementari, come quello del dormire o di ammalarsi”.
Elefanti ammaestrati. Il commento di Bonanno termina con una similitudine: “Jorge Bucay racconta in un suo libro come vengono ammaestrati gli elefanti: crescono perennemente legati ad un paletto, che ne impedisce ogni movimento. Il loro mondo inizia e finisce intorno a quel palo, anche quando sono diventati talmente grandi da potersene liberare con un semplice strattone. Ecco, noi famiglie di persone con disabilità siamo stati ammaestrati a sentirci cittadini di serie B, convinti che non sia possibile liberarsi dal palo di uno Stato negligente che, in cambio di cibo ed acqua, ci tiene legati ad una condizione di inferiorità emarginante. E' arrivato il momento di accorgerci delle nostre gigantesche dimensioni – è l'appello finale di Bonanno - e ribellarci verso chi ci vuole escludere dal mondo”.
stralcio da Redattore sociale del 28 febbraio 2019
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segnalato da Alessandro Bruni