Sabato 23 marzo, nella sala del Consiglio Comunale di Ferrara, si è tenuto un seminario riassuntivo di cinque anni di esperienza per formare e sostenere un gruppo di tutori volontari, ovvero cittadini e cittadine che volontariamente hanno deciso di prepararsi per dedicare un po’ del loro tempo a persone minorenni prive di riferimenti adulti sul nostro territori.
Il tutore volontario non è un affidatario, non vive con il ragazzo ma intrattiene con lui una relazione importante, lo rappresenta dinanzi alle istituzioni (firma per l’iscrizione a scuola, gli interventi sanitari, la richiesta di asilo…) e favorisce il suo inserimento sul territorio.
I nostri tutori hanno organizzato con i ragazzi gite fuori porta, condiviso pranzi e cene a casa propria o in pizzeria, dato lezioni suppletive di italiano o di guida, parlato con gli insegnanti quando i ragazzi erano poco propensi alla scuola, accompagnato i loro fanciulli in altre città per ottenere documenti o incontrare amici, e hanno fatto quadrato con gli operatori del servizio sociale o della comunità quando si aveva il timore che quel ragazzo stesse prendendo una strada pericolosa.
Tutti i giovani indistintamente hanno confermato quanto sia importante, per un adolescente straniero immerso in una realtà tutta da decodificare, contare su un rapporto privilegiato con una figura adulta che riservi loro tempo, attenzione, ascolto. Lo hanno descritto come una persona cara, “una mamma… un parente…”, che sarà presente nella loro vita anche dopo i 18 anni. Una persona con cui condividere momenti di spensieratezza – il pranzo in famiglia, la partita di basket, l’uscita in centro, la gita… – e a cui confidare le preoccupazioni, o che li aiuta ad affrontare le sfide importanti. Certo gli esami a scuola, l’autonomia, l’esclusione patita spesso da sconosciuti che non li conoscono ma li vedono diversi e perciò giudicano. Il momento cruciale, però, è quello in cui si decide il futuro.
“Quando sono andato in commissione il tutore era con me”, racconta un ragazzo rievocando l’audizione con chi stava valutando la sua richiesta di protezione internazionale. “Il tutore era seduto dietro di me, mi sentivo al sicuro”.
Questa immagine – un tutore che non si sostituisce e non sovraccarica ma sta accanto al ragazzo, o dietro, quasi a stabilire una rete di protezione; un tutore alleato ma anche un adulto che c’è e non si fa manipolare – rende molto bene ciò che i volontari provano ad essere, nella consapevolezza di quanto prezioso sia il costante confronto con gli operatori del servizio sociale e della comunità dove questi ragazzi sono accolti.
sintesi di Alessandro Bruni dell'articolo originale di Elena Buccoliero pubblicato il 28 marzo 2019 in Azione nonviolenta.