Erminio Gius (2019) Compassione. Bibbia e psicoanalisi per uno studio della società. Edizioni Dehoniane, 224 pagine, 18,50 euro.
Questo libro affronta il tema della compassione ispirandosi ad alcune parabole dei Vangeli e ad altri scritti della Bibbia interpretati in chiave psicosociale e psicoanalitica. L'intento è di conoscere i vissuti psicologici, consci e inconsci, che caratterizzano i comportamenti umani e le potenzialità che possono esprimere quando si trasformano in azioni d'aiuto verso la società. Lo sfondo di partenza è quello proprio della cultura ebraico-cristiana, ma la lettura affonda nelle scienze medico-umanistiche moderne. Questo approccio rende l'argomentare del libro pieno di fascino e capace di continui rimandi tra i fondamenti culturali storici e le proiezioni delle più avanzate anteprime del futuro interpretativo della natura umana.
Gius constata che siamo programmati per la compassione: dolore e gioia dell'altro sono per ognuno di noi una chiave che ci permette di costruire un'etica universale globale, contro la società dell'indifferenza che abbandona l'innocente nel suo dolore. Infatti, emerge dagli ultimi studi nel campo delle neuroscienze che noi agiamo tramite un “programma” atto a percepire, sentire, il dolore dell'altro, così come la gioia e le altre emozioni. Pertanto, praticare la compassione costituisce il fondamento della vita sociale e della stessa democrazia, intese come distribuzione del potere soggettivo nell’uguaglianza e come garanzia della dignità e della libertà dell’essere umano.
Il tema dell'alterità e della differenza è fondamentale nella vita degli uomini: ognuno di noi vive in un contesto di dipendenza dagli altri. Molto difficilmente si arriva alla libertà, nel senso di totale indipendenza dall'alterità. La psicologia sociale è chiara: l'uomo si costruisce nella società ed è condizionato da questa regolando la "libertà animalesca" del cervello rettile più arcaico di sopravvivenza individuale. La costruzione della alterità, ovvero della realzione empatica con l'altro, nasce dalla disobbedienza alla natura bestiale emblematicamente raffigurata dal peccato originale biblico attraverso il quale l'uomo ha potuto capire la propria fragilità, facendogli conoscere la sua identità: “ora l'uomo conosce il bene e il male”, dice la Genesi. Le scelte responsabili rispetto al bene e alla giustizia non ci sarebbero state senza questa iniziale “disobbedienza”.
Sappiamo, e Gius bene lo esprime, che la società attuale sul piano psicologico è malata di indifferenza e di chiusura difensiva. Non riconosce che il dolore ha un valore universale, che non può essere ignorato o scansato da nessun tipo di etica. Il dolore, fisico, morale, esistenziale non riguarda solo il singolo individuo, ma l'insieme globale della comunità umana. Per questo pensare alla misericordia e alla compassione come atteggiamenti di sola pertinenza religiosa è fuorviante perché sono sentimenti insiti nella natura psicologica umana (anche se certa cultura antibuonista vorrebbe confinare la compassione nella devianza sociale). E' grazie alla compassione, ovvero all'atteggiamento di prossimità, che le persone si prendono cura di chi è debole e fragile, fino all'atto estremo di perdersi per l'altro nella complessa trama delle relazioni intrafamiliari e come chiave interpretativa capace di far reggere al singolo il dolore esistenziale universale.
Per queste ragioni la compassione, espressa dalla persona, prende corpo come autentico aiuto a chi è nella necessità, divenendo anche giustizia riparativa del male, della sofferenza, del dolore, ma pure come pratica di una democrazia che regola le relazioni interpersonali e sociali sulla fragile e difficile strada percorsa dagli uomini.
La maturità di pensiero e di responsabilità verso il mondo globale oggi raggiunta e le sfide messe in atto per arginare la distruzione della vita, rappresentano la speranza che sia possibile “riparare” queste derive destabilizzanti. Per questa ragione l'alterità assurge a imperativo etico di amare gli altri come ciascuno lo desidera per sé.
per approfondire si legga L'Adige del 21 aprile 2019 e Avvenire del 23 aprile 2019
segnalato da Monica Lazzaretto