Quando si è mangiato a sufficienza, ogni altro boccone provoca malessere. Il dibattito politico italiano è in stato comatoso. Ogni giorno di attesa per la scelta tra governo giallo-rosso e governo giallo-verde si fa slabbrata dalle parole dei politici ansiosi di mettersi in mostra per la loro verità e di giornalisti alla ricerca della notizia carpita e spesso inventata. Giornali e media ci opprimono, siamo stanchi di giochi e giochetti, di verità deformate, di aporie, di mescolamenti di sacro e profano, di utopie e cinismo.
Come scrive Silvia Nocera, di fatto, al primo giro di consultazioni dal Presidente, dopo le dichiarazioni fatte alla stampa, tutti i Partiti hanno recitato la loro poesia, qualcuno ha declamato punti irrinunciabili, altri hanno cercato di rigirare filastrocche per non fare brutta figura coi propri elettori, insomma tocca leggere fra le righe, come sempre. La verbosa politica all’italiana, anche se ha perso i congiuntivi e ha acquisito vocaboli più volgari, dice e non dice, lascia intendere più che chiarire, ammicca o minaccia lasciando aperte tutte le opzioni su cui la stampa ufficiale e non, avida, si lancia a produrre più disinformazione possibile.
Non esistono più le condizioni per inseguire la speranza, il buon governo operoso e non di propaganda. È urgente ritrovare il senso di sazietà, di moderazione, di autocensura, di silenzio. Dobbiamo imparare a fare i conti col senso del limite e nel contempo garantire sicurezze e dignità a tutti.
Francesco Gesualdi, recentemente ha scritto: Non mi sorprendo che questo governo sia caduto. Mi sorprendo che sia cominciato. Senza una visione di società, senza un progetto sociale e ambientale, il governo giallo verde si è formato con l’unico obiettivo di permettere alle due forze di prendere il potere e potersi consolidare, ognuna per conto proprio, realizzando ciò che a ognuna delle due parti interessava per rafforzare il consenso nel proprio bacino elettorale: lotta all’immigrazione, quota cento e flat tax per la Lega, reddito di cittadinanza, un po’ di moralizzazione politica, riduzione dei parlamentari per il M5S.
Mi pare che tutto questo parlare di problemi politici spiccioli senza una visione dei massimi sistemi di governo dell'Italia e degli italiani sottolineino l'emergenza ricordando le parole sempre di Francesco Gesualdi pubblicate nel lontano 2009 (L’altra via, Ed. Altreconomia):
“Se riuscissimo a costruire un grande movimento all’interno del quale ogni gruppo mantiene la propria identità e specificità d’azione, ma nel contempo è impegnato insieme agli altri, a portare avanti un comune progetto politico, acquisiremmo una grande forza di cambiamento. Finalmente riusciremmo a coniugare particolare e generale, presente e futuro, locale e globale. Potremmo obbligare cattedratici, partiti, sindacati, istituzioni a confrontarsi con i temi di lungo periodo secondo logiche nuove. Quando si vive nel lager, ogni possibilità di fuga bloccata, non rimane che cercare di sopravvivere adattandoci alle regole del sistema: ci si arrangia come si può in competizione con i propri compagni di prigionia, si cerca di ingraziarsi chi comanda, si tenta la scalata individuale a scapito degli altri. Scene di tutti i giorni in questa società di mercato che si sforza di farci credere che non è possibile altra società al di fuori di questa. Solo la speranza di poter costruire qualcosa di diverso può farci ritrovare la forza per sfidare il potere, disobbedire alle sue regole, attuare scelte alternative, allearsi con chi si trova nella nostra stessa situazione per trovare tutti insieme la soluzione ai nostri problemi comuni».
Parole certamente ancora valide e che sono un invito a scrollarsi di dosso il senso di impotenza, a liberarsi dall'idea che non esiste altro fare politica all'infuori di questo. Un'altra politica è possibile: è la politica del ben vivere, punto di incontro tra sobrietà e solidarietà. Una strategia buona anche per tirarci fuori dalla crisi politica:
scritto da Alessandro Bruni