Quando nella famiglia nasce un secondo figlio, si ha inevitabilmente la ridistribuzione dei ruoli per la mamma e il papà, con conseguente riassetto familiare. E l’altro figlio? Quando il “primogenito” si trova nella condizione di dover accettare l’arrivo del nuovo membro della famiglia, può di conseguenza manifestare alcuni comportamenti che sono il risultato di ciò che vede e pensa. A seconda dell’età, infatti, il bambino nei suoi ambienti quotidiani quali nido, scuola, casa, assumerà diversi comportamenti volti a manifestare il disagio per la “nuova condivisione” delle attenzioni e degli spazi. Spesso, nei bambini più piccoli, capita di vedere comportamenti quali morsi, capricci, ricerca di attenzioni, che potrebbero essere interpretati come la manifestazione di un malessere interiore, difficile da spiegare e vivere in altri modi.
Il primogenito, e inevitabilmente il secondogenito, cercano un nuovo posto all’interno della famiglia. Entrambi si trovano nella condizione di accettarsi e condividersi. Infatti, è proprio dalla «condizione di possedere i medesimi genitori» che deriva la possibilità, per il bambino, di scorgere nel fratello, ora un complice, un alleato magnifico contro il mondo dei grandi, l’unico in grado di comprenderlo, ora un contendente verso l’amore degli stessi, qualcuno che sottrae spazi, oggetti, cure e attenzioni.
Un primo elemento che pesa sulla costituzione sana o disfunzionale del rapporto è la capacità della famiglia, e quindi dei genitori, di costruire un rapporto unico e originale con ciascun singolo figlio rispettandone l’età, gli interessi, il temperamento e altre variabili. Il rapporto che il genitore crea permette così a ciascun figlio di sentirsi amato e accettato per quello che è, di conoscersi meglio ed entrare in relazione con se stesso con gli altri e col mondo. Un secondo elemento potrebbe essere il ruolo e l’identità che ciascun figlio acquisisce all’interno della famiglia. Spesso capita nelle famiglie rigide che si strutturino alcuni ruoli, quali ad esempio “il figlio capro espiatorio”. Ciò porterà i figli a conoscersi poco, a sperimentarsi e “sentirsi” meno e, paradossalmente, ad identificarsi unicamente in quel ruolo assegnatogli. Di conseguenza, il legame fraterno ne risentirà, ogni figlio si vedrà prigioniero di quel ruolo, un po’ come una profezia che si autoavvera, e ciò non permetterà di creare un sano e aperto legame fraterno.
La nozione di tempo è fondamentale nella relazione tra fratelli e sorelle. E’ il tempo condiviso che permette la formazione dei gruppi, stabilisce i rapporti di forza, accentua o sopisce i conflitti, le discussioni e i rapporti improntati all’aggressività. Se si potesse fare la foto della veduta aerea della relazione fraterna, avremmo zone e territori con una notevole varietà di paesaggi e diversi tipi di natura. Nel corso della vita, nel rapporto tra fratelli e sorelle, intervengono diverse variabili:
- la presenza dei genitori,
- il tipo di legame che i fratelli stabiliscono,
- il comportamento dei genitori nei confronti dei figli,
- fratelli dello stesso sesso nei confronti dei fratelli di sesso opposto,
- le differenze di età tra i fratelli
- particolari condizioni (disabilità, malattia fisica o mentale, tossicomania oppure un talento eccezionale) di uno dei fratelli.
Tutti questi e altri temi evidenziano la particolarità del legame fraterno e le vicissitudini che questa relazione ha nella fantasia, nei sentimenti, nelle emozioni e, più di tutto, nella vita vissuta di ogni fratello.
Volgendo lo sguardo alla relazione fra fratelli è evidente che rivalità e potere, invidia e gelosia, rappresentano soltanto un aspetto, parziale, di questo rapporto, un lato della medaglia che ha la sua controparte nei sentimenti di fiducia, affetto, stima e comprensione. Indubbiamente, le rivalità e conflitti possono crearsi all’interno del rapporto, ma la presenza di un fratello può essere anche una fonte di risorse ed è importante sottolinearne anche gli aspetti positivi. Spesso sottovalutato, è il ruolo, nella vita del “nuovo arrivato”, del fratello come rispecchiamento.
Il fratello è il primo palcoscenico sociale: rappresenta il primo scenario sociale dove il bambino inizia a capire cosa significa condividere, gestire delle emozioni tanto intense, quanto la rabbia o l’invidia, e cosa vuol dire indossare i panni di un altro per sviluppare l’empatia. Il timore di essere diversi, vissuto durante l’infanzia o nell’adolescenza, si affievolisce con il passare degli anni e, quando l’unico collegamento con la famiglia di origine rimane un fratello o una sorella e si è liberi dall’influenza esercitata dalla devozione ai genitori, si può cercare di soprassedere alle differenze.
Il rapporto con i fratelli può risultare fondamentale nelle situazioni in cui si rende necessario un sostegno o un aiuto. In età senile, ad esempio, soltanto sapere che i fratelli sono ancora vivi può essere una potenziale fonte di sicurezza nella vecchiaia. I fratelli sarebbero i testimoni del legame familiare, nel corso degli anni diventano i portatori del bagaglio familiare.
Indubbiamente all’interno della fratria agiscono numerosi variabili: la singolarità di ogni individuo, l’ambiente esterno, l’ambiente familiare ed altre che potrebbero creare fratture nell’equilibrio delicato di questo rapporto. Ad esempio, l’assenza dei genitori potrebbe permettere ai fratelli di instaurare un rapporto molto profondo, oppure, al contrario, la rigidità genitoriale, o la triangolazione di un genitore su un fratello, potrebbe portare i fratelli ad allontanarsi e a non essere un sostegno l’uno per l’altro.
Quando i fratelli crescono, non sono più obbligati a ricoprire “quel ruolo”. Esaminando i rapporti di fratelli adulti si rivela che tali rapporti concedono più spazio per le scelte e le decisioni personali e che i rapporti fra i fratelli sono meno “obbligatori” di quelli con i genitori, gli sposi ed i bambini. Ne risulta, quindi, che i fratelli adulti sono liberi di legare tra loro se vogliono. Stare insieme, infatti, è la grande conquista, ovvero il poter scegliere di condividere insieme il proprio presente e futuro. Questo significa incontrare il fratello oltre il ruolo di fratello.
sintesi e adattamento di Alessandro Bruni tratti dall'articolo originale scritto da Maria Obbedio, pubblicato in State of Mind del 4 ottobre 2019