Papa Francesco ha nominato presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano il magistrato Giuseppe Pignatone, l'ex procuratore di Roma in pensione da maggio. Un fatto che sottolinea la volontà vaticana di avere una inchiesta condotta fuori dalle gerarchie ecclesiastiche a ribadire la determinazione nel rendere trasparente ogni processo di verifica economico-finanziaria.
Lo rende noto un Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede. "E' un'esperienza del tutto nuova e straordinaria. Ringrazio il Santo Padre per la fiducia che mi onora e mi commuove", ha detto Giuseppe Pignatone in un'intervista esclusiva al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, e InBlu Radio.
"È un nuovo pezzo della mia vita dopo 45 anni in Magistratura. Io spero di poter dare un contributo frutto di questa esperienza di professionalità molto variegate maturate nel settore penale. Certamente da parte mia ci sarà il massimo impegno. Cominceremo a lavorare in tempi brevi".
Nel frattempo, la notizia degli accertamenti intrapresi dalla magistratura vaticana e che riguardano alcune persone al servizio di organismi della Santa Sede ha avuto, comprensibilmente, un’eco considerevole nei mezzi di comunicazione.
Tra le interpretazioni, i commenti e le analisi che hanno accompagnato la divulgazione della notizia da parte della Sala stampa Vaticana non è stata sufficientemente sottolineata un’evidenza: quanto accaduto sta a testimoniare concretamente che i processi avviati da Benedetto XVI e portati avanti dal suo successore funzionano. Sta a testimoniare che le nuove leggi dello Stato della Città del Vaticano sono applicate e che gli organismi di controllo, di revisione e gli stessi organismi controllati sono in grado di segnalare alla magistratura eventuali anomalie chiedendo che venga fatta chiarezza. La nomina di Pignatone è una conferma di questo impegno.
Ma c’è una seconda e altrettanto importante considerazione da fare, che riguarda quanto accaduto il giorno dopo la divulgazione della nota della Sala stampa vaticana: le persone sottoposte agli accertamenti sono state infatti oggetto di una vera e propria gogna mediatica con tanto di pubblicazione delle loro foto nonostante le eventuali responsabilità siano ancora da accertare. Coloro che sono stati coinvolti nell’indagine avevano e hanno il diritto di essere rispettati per la loro dignità di uomini e di donne, sia che si tratti di sacerdoti, sia che si tratti di padri e madri di famiglia.
Osservatore Romano e Tv2000, e InBlu Radio del 4 ottobre 2019
sintesi di Alessandro Bruni