“C’è una sproporzione tra l’impatto dei problemi di salute legati allo stile di vita e la loro diffusione sui media”. La denuncia è di John P.A. Ioannidis, uno dei maggiori esperti nel campo della medicina basata sulle evidenze, che sulle pagine del JAMA (1) ha commentato i risultati diffusi da Altmetric circa i 100 studi che hanno avuto una maggiore diffusione (su media e social networks) nel 2018 (2,3). Di quelli finiti in classifica ben 49 trattano di ricerche riguardanti gli effetti degli stili di vita sulla salute, ma in molti casi si tratta di studi relativi a elementi marginali con un impatto molto ridotto in termini di salute pubblica. Il rischio, spiega Ioannidis, è quello di perdere un’occasione per diffondere messaggi che possono avere un effetto sostanziale su problematiche molto impattanti.
“Quella di un’adeguata comunicazione dei messaggi scientifici verso il grande pubblico e attraverso i media è sia un’opportunità che una sfida”, scrive Ioannidis. Questo è ancora più evidente se i contenuti scientifici in questione riguardano importanti problemi di salute pubblica o scelte relative agli stili di vita. “Se i messaggi riguardano questioni con un onere di malattia significativo, come l’ipertensione o l’obesità, e i messaggi sono veri – sottolinea – i benefici possono essere sostanziali”. Al contrario, se a trovare spazio sono notizie riguardanti problematiche minori o questioni caratterizzate da incertezza il rischio è che a diffondersi sia soprattutto una gran confusione.
È noto per esempio a tutti che il fumo rappresenta uno dei fattori di rischio modificabili più rilevanti in ambito medico, con circa un miliardo di morti associate previste nel ventunesimo secolo (4). Tuttavia, nessuno dei 49 articoli che trattavano di stili di vita rientrati nella top 100 di Altmetric trattava nello specifico questioni legate al consumo di tabacco. Ben 29 articoli riguardavano invece argomenti legati ad aspetti quali l’alimentazione e la nutrizione, ma solo tre di questi indagavano questioni legate a un problema di salute pubblico come l’obesità, mentre gli altri 26 studi trattavano di nutrienti, alimenti e supplementi specifici o diete particolarmente popolari. “Tipicamente – scrive Ioannidis – gli articoli che attraggono la maggiore attenzione riguardano fattori associati a rischi minimi o nulli”.
Se da un lato non si parla poco di quanto sia rischioso fumare o essere obesi, dall’altro siamo continuamente bombardati da notizie riguardanti le miracolose proprietà di alcuni nutrienti o i benefici di salute associati alla scelta di adottare un cane. Inoltre, spesso gli articoli scientifici che vanno incontro a una maggiore diffusione sono di scarsa qualità o basati su interpretazioni soggettive: lo dimostra il fatto che tra gli articoli più diffusi secondo la classifica di Altmetric ce ne sono alcuni che portano a conclusioni diametralmente opposte. Inoltre, la maggior parte dei 49 articoli relativi allo studio degli stili di vita rientrati nella Top 100 riguardavano studi osservazionali o revisioni basate su questo tipo di studi. “Paradossalmente – scrive Ioannidis – gli studi osservazionali vengono coperti maggiormente rispetto ai trial randomizzati condotti rigorosamente che però portano a risultati negativi (5)”.
Nel frattempo, mentre l’opinione pubblica viene inondata di notizie relative a ricerche discutibili, industrie e altri gruppi organizzati – spesso con programmi dannosi o anti-scientifici – comunicano i loro contenuti sulle stesse piattaforme. Ad esempio, mentre non risulta nessuno studio sul consumo di tabacco nella top 100 di Altmetric, l’industria del tabacco riesce a ottenere spazio sia sui media che sui social. “Supportano e guidano una copertura di notizie a loro favorevoli, diffondendo messaggi ingannevoli circa i loro prodotti”, si legge nell’articolo sul JAMA.
Come fare quindi per invertire questa tendenza? Ioannidis propone alcune soluzioni. In primo luogo, dice, è necessario “selezionare con attenzione gli argomenti”. Questi dovrebbero riguardare i maggiori problemi di salute pubblica per cui esiste un certo grado di accordo sulle raccomandazioni da proporre. Al contrario, i risultati di studi osservazionali che mettono in evidenza un effetto ridotto o caratterizzati da limiti metodologici non dovrebbero essere riportati. “A prescindere da dove vengono pubblicati – specifica l’autore dell’articolo di JAMA – la pubblicazione di questo genere di studi non dovrebbe essere accompagnata da comunicati stampa. Infine, i media dovrebbero evitare di pubblicare informazioni provenienti dalle industrie o da altri gruppi con obiettivi anti-scientifici o con possibili ricadute per la salute e, inoltre, dovrebbero cominciare a esplicitare i conflitti di interesse, così come fatto da alcune riviste scientifiche. “La responsabilità di disseminare un’informazione scientifica bilanciata, vera e basata sulle evidenze – conclude Ioannidis – è una responsabilità di tutti, dagli autori degli articoli alle istituzioni, le riviste scientifiche e i media”.
Bibliografia
- Ioannidis JPA. Neglecting major health problems and broadcasting minor. Uncertain issues in lifestyle science. JAMA 2019; doi:10.1001/jama.2019.17576.
- Con Altmetrics, nel campo dell’editoria scientifica e della scientometria, si intende una nuova metrica proposta come alternativa al più diffuso Impact Factor. Oltre al consueto conto delle citazioni ricevute da un articolo, tiene in considerazione altre forme di impatto quali i riferimenti contenuti nelle knowledge base, i download, le viste online, e la loro menzione nei social media e altri canali come blog o siti web (Fonte: Wikipedia – https://it.wikipedia.org/wiki/Altmetrics).
- Altmetric. Altmetric top 100.
- World Health Organization. WHO report on the global tobacco epidemic, 2008: the MPOWER package.
- Bartett C, Sterne J, Egger M. What is newsworthy? Longitudinal study of the reporting of medical research in two British newspapers. BMJ 2002; 325: 81-4.
scritto da Luca Nejrotti, pubblicato in torinomedica.org il 29 ottobre 2019
segnalato da Alessandro Bruni