L’incremento del numero degli anziani in Italia è impressionante. Dall’inizio del secolo al 2017, gli ultrasettantenni sono passati da sette a dieci milioni e, secondo le previsioni dell’Istat, nel 2042 dovrebbero diventare quindici milioni. Come sarà possibile garantire a tutte queste persone un’adeguata assistenza sociale e sanitaria? È infatti ricorrente l’idea che l’invecchiamento della popolazione proceda di pari passo con l’incremento delle persone che vivono da sole, che non potranno godere dell’assistenza dei figli e che non avranno mezzi per sostenersi.
Se nei prossimi due decenni la sopravvivenza degli anziani continuerà ad aumentare con gli stessi ritmi dei due decenni precedenti, la proporzione dei coniugati alle diverse età aumenterà ancora. Grazie alle previsioni di mortalità e di popolazione dell’Istat, è possibile anche stimare la diversa crescita del numero di non coniugati e di coniugati nel prossimo ventennio.
Gli anziani italiani vivono e vivranno nei pressi dei loro (sempre meno numerosi) figli. In Italia e nell’Europa Meridionale, è assai comune che genitori anziani e figli – pur non convivendo – risiedano poco distanti gli uni dagli altri. Questa specificità è spesso condizione dirimente per permettere agli anziani di restare nella loro casa di residenza, pur se in precarie condizioni di salute. E' possibile che il calo della fecondità successivo al 1975 renda più difficoltoso, per gli italiani nati dopo il 1940, poter contare su una sufficiente assistenza da parte di uno o più figli vicini di casa.
Visti dal punto di vista dei figli, questi dati ci raccontano una storia molto simile: al diminuire del numero dei fratelli cresce la propensione a risiedere presso i propri genitori.
Mettendo assieme tutti questi dati, possiamo stimare che nei prossimi due decenni il numero di anziani italiani con più di 70 od 80 anni con almeno un figlio residente a meno di un chilometro non dovrebbe scendere sotto il 60%. Tuttavia, questa apparente stabilità non deve tranquillizzare. L’onere di assistenza sulle spalle dei (pochi) figli certamente crescerà, poiché saranno sempre più rari i fratelli e le sorelle in grado di suddividersi l’onere di supportare un genitore, o entrambi i genitori anziani, nei periodi di difficoltà.
Sempre più istruiti. Questo grande cambiamento avrà molte conseguenza. In primo luogo, anziani più istruiti vorrà dire anziani in grado di rapportarsi in modo più attivo con molti aspetti della vita moderna: quelli economici e finanziari, quelli legati alla salute, all’uso dell’informatica, e così via. Si modificheranno anche le modalità di fruizione del tempo, il rapporto con i figli e – più in generale – i rapporti interpersonali.
Sempre più benestanti. Oggi gli anziani poveri, secondo l’Istat, sono pochi. Nel 2018 fra gli individui di età 65+, solo il 4% era in povertà assoluta, contro l’8% in età 35-64, il 10% in età 18-39 e il 12% in età 0-19. Non è facile stimare quali saranno le disponibilità economiche degli anziani nei prossimi vent’anni, perché sono troppe le variabili che determineranno i loro redditi futuri. Tuttavia, molti indizi suggeriscono che – a meno di disastri – la condizione economica degli ultrasettantenni del 2040 dovrebbe essere migliore rispetto a quella dei loro coetanei del 2020, e che nei prossimi anni gli anziani poveri potrebbero diminuire ancora.
- In primo luogo, in Italia il reddito annuale disponibile (si tratta quasi solo di pensioni) per gli anziani con più di settant’anni è di 4-5.000 euro più elevato per i diplomati e laureati rispetto a quello dei coetanei meno istruiti.
- In secondo luogo, nei prossimi anni saranno sempre di meno gli anziani che disporranno solo della pensione minima, mentre non si farà ancora sentire in modo severo la compressione degli assegni pensionistici legata al passaggio al metodo contributivo.
- In terzo luogo, le modifiche della struttura per stato civile spingeranno verso l’alto il reddito familiare degli ultrasettantenni, perché l’incremento degli anziani coniugati aumenterà il numero di famiglie anziane con due percettori di pensione.
- In quarto luogo, in Italia la proporzione di proprietari della casa di abitazione è altissima è praticamente uguale a prescindere dal sesso, dallo stato civile e dal titolo di studio delle persone di età 70+.
I mutamenti socio-demografici più rapidi e importanti che nel prossimo ventennio interesseranno la popolazione anziana italiana saranno cinque:
- Aumento del 50% delle persone con più di settant’anni;
- Raddoppio degli anziani con più di novant’anni;
- Aumento degli anziani coniugati e specialmente delle anziane coniugate, a fronte di una sostanziale stabilità del numero degli anziani e delle anziane non coniugate;
- Aumento degli anziani con pochi figli;
- Aumento degli anziani istruiti, in buone condizioni economiche, proprietari di casa.
Non è facile dire se e in quale misura l’incremento dei grandi anziani trascinerà verso l’alto il numero dei non-autosufficienti, perché l’evoluzione della capacità di contrasto delle patologie che inducono le diverse disabilità è molto difficile da prevedere. Tuttavia, i nostri risultati possono dare qualche indicazione a quanti hanno e avranno l’onere di programmare i servizi per gli anziani nell’Italia del prossimo ventennio.
La principale indicazione è l’esigenza di migliorare e meglio articolare l’offerta di assistenza domiciliare. Prioritariamente, le pubbliche istituzioni dovranno decidere se la permanenza dell’anziano nel suo domicilio è un obiettivo che vale la pena perseguire. Nel dare risposta a questa domanda, va tenuto presente che saranno sempre più numerosi gli anziani che – ad età sempre più elevate – avranno il desiderio e la possibilità di restare nella propria casa. Sempre più spesso si tratterà di coppie molto avanti negli anni, con un buon livello di istruzione e con una certa disponibilità economica. Tuttavia, saranno anche numerosi i coniugi molto anziani entrambi afflitti da un certo grado di disabilità.
In questo quadro, l’assistenza domiciliare basata sull’impiego di personale coresidente – in grande maggioranza si tratta oggi di donne straniere – sembra destinato a espandersi. Tuttavia, sempre più spesso le coppie di coniugi anziani avranno un solo figlio residente nel vicinato, e di conseguenza la gestione dell’assistenza domiciliare potrebbe divenire difficile. I pochi figli (o sempre più spesso l’unico figlio) chiederanno agli enti pubblici e al terzo settore di essere aiutati nell’assistenza socio-sanitaria del genitore, sempre più spesso di entrambi i genitori, quando insorgono seri problemi di disabilità. Gli anziani senza figli non vanno dimenticati, perché sono quelli più a rischio. Tuttavia, lo slogan “aiutare gli aiutanti” può ben rappresentare la sfida di oggi e dei prossimi decenni, per garantire alla grande maggioranza degli anziani italiani la miglior vita possibile, all’interno delle mura domestiche.
La crescita dell’età degli anziani a casa vedrà quindi crescere la necessità di un’offerta pubblica di assistenza domiciliare, per sostituire o – più spesso – integrare l’assistenza privata, con servizi sia di tipo medico-infermieristico, sia più tipicamente assistenziali (come i pasti a domicilio). Inoltre, largo spazio ci sarà anche per servizi complementari, erogati dal terzo settore, ad esempio per l’accompagnamento a visite mediche, la gestione di spazi pubblici di ritrovo, ma anche per la semplice compagnia.
Per quanto riguarda l’assistenza in istituto, i nostri dati suggeriscono innanzitutto che difficilmente ci sarà un forte incremento di richiesta di posti per autosufficienti, perché sempre più spesso gli anziani saranno proprietari della casa dove abitano, potranno contare sul sostegno del coniuge, avranno buone disponibilità economiche, mentre continueranno ad avere almeno un figlio residente vicino a casa. Inoltre, a causa del forte incremento dell’età alla vedovanza, l’aumento di domanda di posti in istituto per non autosufficienti sarà probabilmente molto inferiore rispetto all’incremento del numero degli anziani. Gli istituti sono destinati a ospitare persone sempre più anziane, affette da molte patologie, oggettivamente ingestibili a domicilio. Saranno sempre più simili a reparti di geriatria che a strutture di tipo alberghiero. Infine, l’incremento di disponibilità economiche degli anziani potrebbe anche renderli più spesso in grado di sostenere l’onere economico di un ricovero, senza pesare sui parenti o sulla pubblica assistenza.
Le previsioni demografiche, pur con tutti i loro limiti, permettono di intravvedere i profondi cambiamenti nel prossimo futuro degli anziani italiani. Ci auguriamo che quanti dovranno programmare, per i prossimi anni, l’attività di assistenza, ne tengano conto.
scritto da Gianpiero Dalla Zuanna e Chiara Gargiulo pubblicato in Luoghi di cura del 15 maggio 2020
sintesi di Alessandro Bruni
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