L’accordo tra Germania e Francia sui prestiti dell’Europa (Recovery Fund) (in gran parte anche a fondo perduto, cioè senza doverli restituire) da assegnare ai Paesi Europei in base ai danni prodotti dal virus, sarebbe una svolta enorme e positiva dell’Europa a favore di un principio di “fratellanza” che è sempre stato uno dei valori fondamentali dell’Unione Europea ma che si è tradotto in soldi in poche occasioni e per entità limitate, come per esempio quando si adottano misure per aiutare le Regioni europee più povere (e cose simili.
Poiché il bilancio dell’Europa è circa l’un percento del Pil dei vari Paesi (non del 30% come in Usa), stiamo parlando di qualcosa come 130 miliardi all’anno, una cifra davvero piccola, di cui ¾ è decisa dagli stessi Stati membri. E’ evidente che se si dovesse avviare un budget di 500 miliardi a favore degli Stati membri ma in base a chi ha avuto più danni i Paesi favoriti sarebbero nell’ordine: Italia, Spagna, Belgio, Francia, Olanda, Svezia e via via gli altri con all’ultimo posto proprio la Germania che ha avuto minori danni dall’epidemia per le modalità intelligenti nel contrastarla.
L’accordo è stato favorito da una prima intesa tra Francia e Germania ma è ostacolato da 4 Paesi del Nord (Olanda, Austria, Danimarca, Svezia), i primi due con Governi di centro-destra, i secondi socialdemocratici. Si tratta di Paesi che dicono di “non voler pagare per chi non gestisce bene la casa propria”, ma anche perché si affermerebbe da un lato un nuovo principio (aiutare chi è in emergenza secondo principi di fratellanza), dall’altro rischiano di perdere benefici fiscali legati ai vantaggi che danno alle imprese lì localizzate.
Olanda e Austria sarebbero infatti anche loro beneficiate dai Fondi Europei che andrebbero non solo nella sanità pubblica, ma anche a fornire redditi sostitutivi a chi ha perso il lavoro (gli atipici in particolare e le politiche attive del lavoro, cioè aiutare chi cerca lavoro), a fornire liquidità alle imprese, agli investimenti nel “green” e nel digitale. Ma soprattutto ci sarebbe anche una pianificazione fiscale con “raccomandazioni” a Olanda, Lussemburgo, Malta, Irlanda e Cipro che, dando vantaggi alle imprese che lì si localizzano, creano una sorta di concorrenza sleale in Europa. Ed è forse proprio questa, a mio avviso, la maggiore preoccupazione dell’Olanda che è a capo del gruppo dei 4 Paesi che incidono coi loro abitanti per il 9,5% sul totale dell’Europa e per il 10,9% sul totale dei morti per Covid-19. Ma come spesso accade la lotta è su questioni meno visibili e, questa volta, oltre ad affermare un sano principio (aiutare chi è più colpito), si potrebbe intaccare il privilegio dell’Olanda (e di altri, incluso il nostro San Marino) di essere un “piccolo paradiso fiscale”, da cui solo l’Italia perde ogni anno (in direzione Olanda) 6 miliardi di imposte.
scritto da Andrea Gandini