In Europa il virus sta gradualmente “scomparendo”, mentre in America Latina cresce. L’indicatore più significativo (morti per milione di abitanti) è più che raddoppiato nell’ultimo mese in Cile, Brasile, Perù, anche se in valore assoluto in Brasile (230 decessi per milione di abitanti) sono ancora metà di quelli dell’Italia che, con 574 decessi, è al 4° posto al mondo, superata da Belgio, UK e Spagna.
In Italia ormai metà delle Regioni non ha più morti e i contagiati dell’ultimo mese presentano nel 50% dei casi una bassissima carica virale (all’inizio i casi lievi erano solo il 2-3%) e con le nuove terapie scoperte quasi tutti guariscono e i pochi decessi sono dovuti a gravi patologie pregresse. Uno studio del Politecnico di Milano (pubblicato su Proceedings of the national academy of Sciences) dimostra il paradosso che le Aree deboli del Sud Italia hanno subito la maggiore contrazione della mobilità rispetto a Lombardia e Veneto (che hanno continuato in gran parte a lavorare anche durante il lockdown, molto più che al Sud in proporzione alle attività). Differenziare (come ha fatto la Cina) tra aree colpite e non avrebbe aiutato le zone deboli.
Se prosegue il miglioramento in atto la speranza è che a settembre il ritorno a scuola sia normale e si evitino mascherine, distanziamento fisico e assenza di contatti che sono un’enorme minaccia per i bambini i cui comportamenti, specie fino a 7 anni, hanno effetti su tutta la vita e stare distanziati significa una compromissione della futura vita sociale.
In America del Nord l’incremento maggiore dei decessi nell’ultimo mese è stato in Canada (+40%), maggiore degli Usa (+30%) di cui si parla spesso anche per ragioni politiche (destra-sinistra).
Dove l’epidemia cresce è in America Latina: in Cile l’incremento dell’ultimo mese è del 704%, segue Messico (+260%), Brasile (+172%) e Perù (+156%). In Paesi come India e Pakistan i morti sono quasi triplicati nell’ultimo mese ma in valore assoluto sono 50 volte meno dell’Italia (10 e 15 morti per milione di abitanti) e quindi non destano più di tanto preoccupazione.
I Paesi poveri (India, Pakistan, l’America Latina) sono diversi dai ricchi, perché le misure di lockdown, là dove sono state fatte (in India e Pakistan sono state abbandonate dopo pochi giorni), hanno avuto scarsi effetti. Ciò è dovuto al fatto che 2/3 dei lavoratori vivono alla giornata e sono pagati in nero e col lockdown non potrebbero sopravvivere. Il Perù, per esempio, con 32 milioni di abitanti ha più contagiati in valore assoluto dell’Italia (anche se metà morti per abitanti rispetto all’Italia); il Governo (di destra) ha effettuato un forte lockdown (a differenza del Brasile) con le misure più restrittive dell’America Latina, ma non sono servite, in quanto le condizioni di vita arretrate e la gran parte del lavoro nero (72%) hanno reso il lockdown praticamente inefficace. Gran parte della gente non può stare a casa con aiuti che sono irrisori (in Perù 100 euro a persona su un salario medio mensile di 2-300 euro). Metà delle case non ha il frigo e si deve andare al mercato tutti i giorni per cui a maggio a Lima l’80% dei fruttivendoli aveva il Covid, il 40% non ha soldi in banca e un terzo vive in case piccole super affollate (4-7 letti per stanza).
In Europa abbiamo welfare, aiuti economici e sanità pubblica, tute cose impensabili per i Paesi poveri. Ecco perché il virus allargherà ancora di più le disuguaglianze se continuerà l’economia diseguale di prima e già il Tesoro Usa minaccia l’Europa di ritorsioni commerciali se andrà avanti la sacrosanta web tax europea sui colossi del digitale come Amazon, Facebook, etc. che hanno sede legale in Usa e non vorrebbero pagare le tasse per le vendite fatte in Europa. La grande America inclusiva dei Kennedy (che faceva pagare le tasse ai ricchi) è veramente lontana e viviamo nel più totale disordine economico.
scritto da Andrea Gandini