Istat ha rilasciato i nuovi dati sulla mortalità in Italia per Covid-19 confrontata con gli anni precedenti (2015-2019). I dati sono disponibili anche per regione nel confronto dal 1° marzo al 15 maggio (che è il periodo “di picco” della malattia).
Nel 2020 (1 marzo-15 maggio) i morti classificati per Covid-19 sono stati 31.581, mentre nello stesso periodo del 2017 i decessi per tutte le cause sono stati 131.018, di cui per sole malattie respiratorie 33.295 e di cui per solo polmoniti 10.199.
Analizzando questi dati il fenomeno sembra più ascrivibile ad una emergenza sanitaria (molti malati contemporaneamente) e meno grave di come appariva in quei giorni, in quanto il virus ha portato al decesso nel 2020 circa il triplo di persone di quanto avveniva per polmoniti nel 2017 ma un po’ meno del totale delle malattie respiratorie.
E’ vero che il lockdown ha fermato il contagio, ma è anche vero che se si fossero adottate per tempo alcune strategie prese in altri Paesi (Taiwan, Germania,…) o la chiusura delle zone rosse della Lombardia, o si fossero usate sin dall’inizio buone terapie come quelle che poi individuate in aprile e maggio con antinfiammatori (eparina, remdeservir, steroideo scoperto in UK e molto economico,…) o il plasma iperimmune (senza, peraltro, costruire posti letto aggiuntivi di terapia intensiva), i morti sarebbero stati la metà se non meno.
E’ vero che del “senno di poi sono piene le fosse”, ma è anche stucchevole che molti politici dicano oggi che “rifarei tutto uguale”, a parte il Ministro della Sanità Speranza che ha ammesso di non essere proprio sicuro (uno dei pochi).
La malattia com’è noto ha colpito soprattutto gli anziani (età media di 80 anni) e con polipatologie pregresse (da una a tre o più) in una percentuale del 96% e solo il 4,1% è deceduto senza avere altre patologie pregresse gravi.
I dati mostrano come il fenomeno si è concentrato soprattutto in alcune zone del Nord e della Lombardia (Alzano Lombardo e Nembro hanno avuto nei primi 4 mesi dell’anno 6 volte decessi -per tutte le cause- rispetto agli anni precedenti). Ma da Roma al Sud questo fenomeno non è avvenuto e, quindi, col “senno di poi” sarebbe stato bene differenziare le restrizioni (almeno a partire da una certa data del lockdown) tra Aree del Nord, fortemente colpite, e altre Aree (quasi sempre deboli) del Centro-Sud, la cui chiusura così prolungata appare (a me) sproporzionata.
I dati successivi (fonte: Istat) mostrano l’evoluzione della malattia mettendo a confronto la percentuale dei morti per Covid-19 sul totale dei decessi per tutte le cause nei vari periodi che vanno dal 1° marzo al 15 maggio (ogni 15 giorni) per tutte le Regioni. Per l’Italia nei primi 15 giorni di marzo i decessi per Covid-19 erano pari al 6,5% del totale decessi, saliti poi al 37-36% dal 16 marzo al 15 Aprile (periodo di picco), per poi scendere al 14,5% nei primi 15 giorni di maggio. Si potrà notare l’enorme differenza tra Lombardia e le altre regioni, specie del Sud.
scritto da Andrea Gandini