L’inedita situazione causata dal Covid-19 ha aggravato situazioni di fragilità nella popolazione. Nonostante il virus possa infettare chiunque, esistono categorie più predisposte. Infatti, oltre ai più anziani, anche chi versa in condizioni socioeconomiche peggiori è più a rischio. Questa realtà è largamente conosciuta e viene descritta come disuguaglianza di salute. [1]
Nel nostro paese questo fenomeno può essere facilmente osservato considerando il divario nord-sud (anche se rovesciato nel caso del Covid-19: diversi fattori hanno messo a dura prova il sistema sanitario, specialmente al nord), ma anche notando le differenze tra quartieri ricchi e quartieri poveri (come, ad esempio, a Torino) [2].
Secondo un interessante articolo[3] il Covid-19 colpisce in maniera diseguale attraverso tre canali. Innanzitutto, l’esposizione al rischio di contagio non è uguale per tutti. I più disagiati risultano essere meno consapevoli delle norme igieniche adeguate e, soprattutto, il lavoro a distanza non fa per tutti (alcuni impieghi, come l’operaio, non lo permettono e quindi forzano i lavoratori ad una maggiore esposizione).
Il secondo canale è spiegabile da un punto di vista sanitario, in quanto i più poveri presentano più frequentemente patologie croniche come diabete e obesità e quindi hanno presentato in forma più severa il Covid-19. Inoltre, il problema dell’accesso alle cure, accentuato dalla privatizzazione della sanità, pone in maggiore difficoltà i meno abbienti. Infine, durante l’epidemia, i nostri ospedali si sono convertiti alla cura di questa nuova malattia, rimandando altre operazioni e cure (l’unica via per accedervi è stata quella di ricorrere alla sanità privata, un’opzione ovviamente non alla portata di tutti). Anche per questo i più poveri hanno sofferto di più l’epidemia, seppur in maniera indiretta. Complessivamente, è evidente che il Covid-19, come altre malattie infettive, non è per nulla democratico.
In questo contesto, il Goal 10 delle Nazioni Unite, ovvero la diminuzione delle disuguaglianze socioeconomiche tra e all’interno dei paesi, assume una faccia completamente nuova: non si tratta più semplicemente di giustizia sociale, ma anche di garantire un diritto universale come quello alla salute. La necessità di investire in un servizio che sia pubblico e che garantisca a tutti l’accesso alle cure è ormai evidente.
Come ricordano in un loro articolo Costa e Schizzerotto, “la maggiore vulnerabilità non è una regola genetica, è socialmente determinata e può essere modificata da una sanità di iniziativa più attenta alle disuguaglianze sociali”.[4]
Prendere iniziative in questo senso è fondamentale per poter affrontare questa e possibili future pandemie.
- [1] https://www.who.int/features/factfiles/health_inequities/en/#:~:text=Health%20inequities%20are%20differences%20in,right%20mix%20of%20government%20policies.
- [2] https://www.repubblica.it/venerdi/reportage/2016/06/06/news/sul_tram_che_ti_dice_quanto_vivrai-141429480/
- [3] https://www.disuguaglianzedisalute.it/un-health-inequalities-impact-assessment-hiia-della-pandemia-di-covid-19-e-delle-politiche-di-distanziamento-sociale/
- [4] https://www.lavoce.info/archives/65256/se-la-pandemia-accentua-le-disuguaglianze-di-salute/
scritto da Emiliano Sandri, pubblicato in CDScultura.com del 28 agosto 2020
segnalato da Alessandro Bruni