di Luigi Viviani
La ripresa del confronto governo-sindacati ha avuto nel prolungamento del blocco dei licenziamenti fino alla fine del prossimo inverno, il cuore dell’incontro. Una misura necessaria dati gli effetti del Covid sull’attività produttiva e sul lavoro, ma che presa a sé stante presenta una serie di conseguenze preoccupanti.
Il governo ha aperto, dichiarando la disponibilità a prorogare il blocco, e ha inserito 2 miliardi nel Decreto Ristori per prolungare di altre sei settimane la cassa integrazione per coloro che rimangono esclusi, ma il sindacato ha unanimemente richiesto di prolungare il blocco fino alla fine dell’inverno.
Una richiesta comprensibile alla luce dell’estrema incertezza degli effetti del virus specie dopo la seconda ondata in corso, ma puramente difensiva che, se non accompagnata da una precisa strategia, e da relative azioni concrete, può tradursi, al termine del blocco, in una implicita libertà alle imprese di ristrutturazioni unilaterali, con effetti disastrosi sull’occupazione.
Il blocco ha senso se rappresenta un periodo di tregua nella dinamica delle imprese, di fronte a una pandemia che va compresa nei suoi effetti sull’economia e sul lavoro e affrontata con intese tra le parti sociali, in modo da predisporre linee di intervento per evitare che il fine blocco coincida con un’impennata di disoccupati.
Di fronte alle conseguenze rilevanti sulla evoluzione dell’economia e di accelerazione delle trasformazioni del lavoro, provocate da questo virus, di cui lo smart working è una prima manifestazione, limitarsi a rispondere solo bloccando per un certo periodo i licenziamenti, rischia di creare le condizioni per un ulteriore aumento del già preoccupante divario quanti-qualitativo tra domanda e offerta di lavoro, che rappresenterebbe una pesante palla al piede della ripresa che dovremo realizzare.
Superando la situazione attuale, che vede il Presidente di Confindustria criticare quotidianamente il governo, dipinto come causa di tutti i mali del Paese, credo sia tempo che le parti sociali assumano un ruolo di iniziativa responsabile attraverso una intesa generale su alcuni problemi vitali del Paese come la ripresa della produttività del sistema produttivo attraverso lo sviluppo dei diversi fattori: investimenti, innovazione, formazione del capitale umano, offrendo un contributo essenziale alla necessità della ripresa sostenuta dalle risorse dei fondi europei.
Quindi arricchire e qualificare il blocco dei licenziamenti, utilizzando questo tempo di tregua, con l’avvio concreto di politiche attive di sviluppo e del lavoro, contribuendo a far sì che, fin d’ora, il Paese sia più preparato e impegnato sulla via della ripresa.
scritto da Luigi Viviani