di Andrea Gandini.
La mia risposta alla domanda posta dal titolo è: Perché gli umani (nonostante tutto) svolgono alcuni compiti meglio delle nuove tecnologie (anche se queste non vanno demonizzate, ma anzi vanno usate) ed è fondamentale la relazione tra le persone; e questa lo sarà sempre. Conte nel suo ultimo intervento ha obbligato le ASL a segnare i codici di Immuni, perché si è scoperto che quella che doveva essere “LA SOLUZIONE” per tracciare non funziona.
Gli italiani per la verità non ne erano convinti e infatti ancora il 10 ottobre erano stati solo il 15% di loro a scaricarla rispetto alle previsioni del 60% fatte dal Governo e dal CTS. Ora si scopre che per varie disfunzioni è servita solo in 560 casi su 100mila. In Veneto neppure la si usa. Il Ministero della salute non ha mai voluto collegare la notifica di contatto con un positivo al diritto di fare un tampone immediatamente, per cui chi notificava stava in una quarantena inaccettabile senza aiuto e così le regioni non hanno dato disposizioni alle ASL per caricare i dati e rendere immediato il tampone a chi segnalava.
Eppure sono mesi che si sa che si combatte una epidemia: con la regola delle “Tre T” (tracciare, testare, trattare -o meglio curare subito-). La chiave del successo è quindi “isolare”, risalire subito alle connessioni e curare nei primi giorni, così Covid-19 diventa una malattia curabile (anche facilmente) ora che alcuni coraggiosi medici clinici hanno scoperto come si fa, per cui servono (anche qui) più medici di famiglia che non le terapie intensive.
L’alternativa ad un tale sistema di tracciamento e cure (e non si venga a dire che mancano i soldi per assumere 5-10mila giovani con 37 miliardi di Mes a disposizione) sarebbe il lockdown (chiudere tutto) o altre misure grossolane come nel Medioevo. I Paesi che si sono mossi per primi in questa direzione (Taiwan, Sud Corea, Singapore, Hong Kong –perché avevano avuto la Sars-, ma anche Cina, Finlandia e Germania) hanno assunto tracciatori umani sin da aprile (20mila in Germania) convinti che fossero meglio delle App, nonostante fossero Paesi molto più avanzati dell’Italia tecnologicamente (la Corea ha addirittura Samsung).
C’è anche una buona ragione di sviluppo umano: l’occupazione, a parità di spesa pubblica, è nettamente maggiore. E non si tratta di assumere medici ma personale di base che svolge un lavoro di rintracciamento. Se infatti vieni contagiato, le persone con cui sei stato in contatto sono nel 90% famigliari, amici, compagni di lavoro e con un’intervista si risale facilmente. Invece si è voluto essere “tecnologici”, oltre a costringere milioni di persone a rilasciare inutilmente nome e cognome nei vari posti, volendo dimostrare al vicino che si ha qualcosa di più nuovo, potente o veloce. E così abbiamo fatto l’ennesima brutta figura.
Adesso ci ricaschiamo col collocamento. Le due ministre del Lavoro (Catalfo) e dell’Innovazione (Pisano, entrambe M5S) hanno siglato a maggio un accordo per realizzare un sistema digitale (la solita App) per migliorare l’efficienza del collocamento di quel milione di beneficiari del Reddito di Cittadinanza a cui i navigator non riescono a trovare il lavoro. Per la verità questa era l’idea anche dell’attuale presidente Anpal Mimmo Parisi (sempre scelto da Di Maio dal Mississipi) e che non ha funzionato.
Di cosa invece avrebbe bisogno quel milione di persone che cerca lavoro?
A parte il fatto che solo 400 Comuni su 8mila hanno attivato il “regolamento per l’impiego dei beneficiari in lavori socialmente utili”, che potrebbero intanto “allenarsi” (anche mentalmente) in quanto certo non mancano le attività da farsi in Italia…anche solo pulire città e paesi).
Il vero problema non è l’ennesima “App” (esiste già una piattaforma informatica nazionale a cui si aggiungono le altre piattaforme regionali), ma il faticoso lavoro umano (ma di grande soddisfazione) di mettere in contatto questi disoccupati (spesso over 35, del Sud, con scarse competenze, da lungo tempo demotivati) con le imprese vere e proprie che mostrano disponibilità alla loro occupazione.
Si deve favorire l’incontro “faccia a faccia”, sostenuti da un vero percorso di accompagnamento, come facciamo coi laureati all’Università di Ferrara, con “incontri” del tutto inaspettati ai “collocatori” (o navigator) perché si usano nuove metodologie, più efficaci, che si basano non sulle “tecnologie” ma su “mercatini” (così noi li chiamiamo) di incontro (“umano”), in cui le aziende si presentano, indicano la figura che cercano, si fanno colloqui di selezione e si trovano gli idonei.
Un percorso che è anche “faticoso” ma frutto di lavoro umano e molto più efficace della “bacchetta magica delle App” e che non è una “idea” nata per caso, ma una buona pratica messa a punto in 20 anni di sperimentazione. Così come il dialogo è cento volte superiore alle e-mail, quella cosa che mandi se vuoi litigare.
scritto da Andrea Gandini