di Luigi Viviani.
Dopo un esame nelle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, sono arrivare nelle rispettive Aule le proposte di linee guida che, una volta approvate, saranno presentate in sede Ue, e serviranno da orientamento per la predisposizione del Recovery Plan italiano.
La rilevanza del Piano, destinato a incidere in profondità sul futuro del Paese, richiede il coinvolgimento della opposizione e delle parti sociali per creare le condizioni di una loro partecipazione con relativa assunzione di responsabilità nella fase applicativa. Una esigenza presente e rivendicata da tempo, soprattutto dall’opposizione, che sulla questione, ha suscitato l’ennesima polemica senza apprezzabili risultati.
Di tale effetto negativo esiste una precisa responsabilità del governo che non riesce a impostare un corretto confronto di idee, di proposte, e di strategie nel quale ogni parte partecipante offra il contributo di cui è capace, partecipando a una elaborazione comune. Ma una analoga responsabilità politica, se non superiore, appartiene all’opposizione che finora non è riuscita a superare un rapporto duramente polemico, del tutto contraddittorio e sterile rispetto a un confronto democratico tra maggioranza e opposizione parlamentare.
Anche in quest’ultimo dibattito l’opposizione ha presentato una mozione che contiene un lungo elenco di scelte che si dovrebbero fare, quasi che l’intesa sia possibile soltanto se le proposte dell’opposizione diventano le scelte di tutti, con il l’ovvio risultato che il Senato ha bocciato la mozione. Anche le parti sociali, Confindustria in testa, hanno rivendicato il giusto obiettivo della realizzazione di un patto sociale ma rivendicarlo senza creare i presupposti di intesa contrattuale tra di loro che favorisca la sua realizzazione, appare troppo facile e non adeguatamente responsabile.
L’insieme di queste resistenze, pretese, sottovalutazioni, e distorsioni corporative, rende finora il confronto sulla costruzione del Piano di ripresa più uno scontro polemico, destinato soltanto a favorire recriminazioni reciproche e fuga dalle responsabilità. Una situazione del tutto inadeguata rispetto all’importanza dell’obiettivo, e che mette in evidenza i limiti di una classe dirigente che non riesce a rinunciare a una pratica nella quale la cattura del consenso diventa la misura del bene e del male in politica.
Con queste premesse, le prospettive risultano problematiche, e solo una ritrovata, comune consapevolezza di quanto il bene del Paese sia in gioco in questo difficile frangente potrà ridare respiro alla buona politica.
scritto da Luigi Viviani