Guardare al futuro di Luigi Viviani.
In questa parte finale dell’anno, nella fase critica della seconda ondata del Covid, il nostro Paese è chiamato ad alcune scelte strategiche attraverso le quali, come ha affermato Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, l’Italia potrà reinventarsi il futuro.
I passaggi cruciali di questo processo rimangono la predisposizione del piano nazionale nell’ambito del Next Generation Eu, l’utilizzo o del Mes, il fondo per la sanità, e l’approvazione del Meccanismo di stabilità europea. La preparazione del piano con l’utilizzo dei 209 miliardi messi a disposizione dall’Ue, il maggiore della storia della Repubblica, procede lentamente con evidenti limiti di partecipazione del Parlamento e del Paese, con una carente strategia circa i suoi contenuti, e incertezze non superate nella sua governance.
Permane l’opposizione di parte del governo all’utilizzo dei 37 miliardi del Mes indispensabili per la riforma della nostra sanità alla luce dei limiti emersi nella gestione del Covid. Da ultimo l’Italia ha manifestato la volontà di porre il veto sulla riforma del Meccanismo di Stabilità europea (Mes) che prevede semplificazioni nell’accesso e la sostituzione della troika con un ruolo più diretto della Commissione Ue. Un atteggiamento incomprensibile del nostro Paese, dettato dalla opposizione ideologica del M5S, che costituisce un boomerang per la credibilità dell’Italia in Europa. Questo Mes è un fondo speciale, istituito nel 2012, per sostenere i Paesi che si trovavano in particolari difficoltà finanziarie per effetto della crisi del 2008.
Interviene solo su richiesta dei paesi interessati, e prevede il rispetto di alcune scelte di riforma verificate ora dall’Ue. In questi anni è stato utilizzato da Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Cipro e il suo sostegno è stato importante per superare le rispettive difficolta finanziarie. Il veto annunciato dall’Italia, anche alla luce della sua non obbligatorietà, appare del tutto immotivato e ha come unico effetto di impedire il suo utilizzo da parte dei Paesi che decideranno di sceglierlo.
Che la Meloni consideri questo fondo “un cappio al collo dell’Italia” fa parte di un inconsistente pregiudizio dell’estrema destra antieuropea, ma che il governo italiano decisa di mettere il veto sul miglioramento di uno strumento che si è dimostrato efficace è soltanto puro masochismo politico verso l’Europa. Mentre l’Ue sta manifestando un sostegno particolare nei confronti dell’Italia come dimostra la destinazione della maggiore quota dei fondi europei al nostro Paese, e la stessa partecipazione di Ursula Von del Leyen all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Bocconi, con un discorso di forte sostegno dell’Italia, il permanere di questo atteggiamento di immotivato rifiuto sarebbe soltanto una clamorosa sconfessione del ruolo di Paese fondatore dell’Unione europea.
Entro il 9 dicembre, il nostro Parlamento dovrà esprimersi con un voto su tale riforma e allora vedremo cosa succederà dei 5 Stelle e della stessa maggioranza di governo. Ciò che non va comunque dimenticato è che l’Europa rappresenta l’unica via per garantirci la possibilità di ripresa futura e non può quindi diventare una scelta esposta alle incomprensibili distorsioni ideologiche di chicchessia.
scritto da Luigi Viviani