di Andrea Gandini.
La Svezia incassa due record. Il primo è che dall’estate segna la minor crescita di morti per Covid in Europa, il secondo è che Piketty nel suo ultimo libro (Capitale e Ideologia) segnala che la Svezia ha raggiunto la minor disuguaglianza al mondo usando la tassazione. Il fatto sorprendente è che la Svezia era al tempo de La Belle Epoque (1880-1914) il paese europeo più disuguale d’Europa: non solo aveva una più forte concentrazione del patrimonio immobiliare e dei redditi di Francia e Gran Bretagna, ma anche una forma di governo “oligarchica” perché chi aveva di più, aveva anche più voti. Dopo 100 anni e tramite soprattutto le riforme introdotte dalla socialdemocrazia (tra cui una maggiore tassazione a chi guadagna di più e buoni servizi pubblici), è diventata il paese più egualitario al mondo.
Ma veniamo alla mortalità da Covid che si calcola in base alla popolazione. Al 30 agosto la Svezia aveva raggiunto alti valori (576 morti per milione di abitanti) quasi come l’Italia (588) che aveva bloccato la diffusione del virus con un drammatico lockdown (il più lungo e severo d’Europa). La Svezia, come sappiamo, è stata uno dei pochi paesi che, pur introducendo restrizioni (max 50 persone per gli assembramenti, distanziamento al chiuso,…) ha limitato al massimo sia le attività economiche che le libertà di movimento e nessuno porta la mascherina all’aperto. Partita da bassi valori aveva quasi raggiunto l’Italia al 30 agosto.
In autunno anche in Svezia, come altrove, sono ripartiti i contagi al punto che azzardati giornalisti (soprattutto dei grandi quotidiani) hanno lanciato “alte le grida” (Svezia: contagi alle stelle, ospedali al collasso,…) mentre in realtà stava accadendo un fatto inedito: i contagi non si traducevano più (o quasi) in morti. La mortalità svedese è infatti cresciuta del 12,6% dal 30.8 al 26.11 a fronte del 49% di Italia, 66% Francia, 44% Usa, 36% Regno Unito, 120% Svizzera, 570% Ungheria, 127% Portogallo, 263% Austria, 64% Germania, 634% Grecia e inferiore anche ai suoi vicini nordici: Danimarca 28%, Norvegia 20%, Finlandia 16%.
I giornalisti non dovrebbero essere vittime, come i comuni mortali, della “profilazione” che fanno i giganti del web (tramite i nostri telefonini) per cui ti informano solo di ciò che ti piace. Ma i giornalisti hanno un’altra “minaccia”, quella degli sponsor e dei direttori per cui per fare carriera o semplicemente “bella figura” col capo non pochi “parlano male di Sparta se a governare è Atene”.
Qualcuno si sarà accorto che per esempio AstraZeneca sponsorizza La Repubblica (e non solo), mentre noi piccolini di Macondo non accettiamo per scelta nessuna pubblicità (che pure ci è stata offerta). Liberi di dire e di pensare ciò in cui crediamo. Nel caso del Covid poi c’è l’aggravante che tutti dicono di essere di fronte a un fenomeno sconosciuto e, quindi, a maggior ragione ci dovrebbe essere curiosità su idee e strategie diverse. In questo caso la Svezia, come abbiamo già scritto più volte, appare uno dei casi più interessanti perché è tra i pochi paesi che ha scelto di non fare il lockdown, ha limitato molte attività economiche e libertà ma comunque molto meno di quanto è avvenuto ovunque.
Le ragioni di questa minore crescita dei morti in Svezia negli ultimi 3 mesi non sono note. Sappiamo però da una ricerca dell’Ist. Negri di Milano che le stime fatte dall’Imperial College sui contagiati a marzo erano giuste: in Italia c’erano già ben 7 milioni di contagiati e non 1,5 come diceva l’Istituto di Sanità e il nostro Comitato Tecnico Scientifico. Non solo, ma è certo che il contagio fosse in atto già da settembre 2019. Se i contagiati erano 7 milioni a marzo, quanto potrebbero essere oggi a fine novembre? Nessuno lo sa ma forse anche 20 milioni, cioè una cifra imponente.
In Svezia, dove il virus senza lockdown è stato lasciato correre molto più che in Italia, potrebbe essere che la percentuale dei contagiati sia molto superiore a quella italiana e ciò potrebbe aver prodotto più immunizzati, una forma di difesa contro il virus. La Svezia ha portato avanti sin dall’inizio questo tipo di strategia perché la considerava più efficace nel lungo periodo, se cioè il virus non fosse scomparso rapidamente come pure sta avvenendo.
Una strategia che consentirebbe di “convivere” col virus senza colpire duramente l’economia e le libertà civili. Oppure può essere che le cure svedesi siano più efficaci di quelle italiane (sappiamo che sono efficaci se si interviene subito e in Italia spesso non è così, che è anche la ragione della “débâcle” della medicina nostrana territoriale che ha poi prodotto una eccessiva pressione sugli ospedali). Oppure perché c’è una maggiore cultura civica per cui si evitano assembramenti (nonostante sia consentito girare senza mascherine e negli incontri sono permesse fino a 50 persone). Di certo Stoccolma ha una densità per abitante doppia di quella di Roma e Milano per cui non è vero che incide una minore densità della popolazione.
Insomma un caso interessante da seguire e da cui apprendere più che demonizzare.
scritto da Andrea Gandini