La parola ai lettori di Avvenire di Marco Tarquinio.
Gentile direttore,
le invio la poesia di buon Natale intitolata “Considero regalo” che mia nipote di 9 anni ha scritto ai suoi genitori. Mi ha dato occasione di riflettere che per tutti noi c’è speranza, e che essa è spesso racchiusa nella bellezza dei bambini. «Considero regalo una festa speciale che faccia sentire tutti più felici. / Considero regalo non prendere nessuno in giro, così potremmo giocare tutti insieme. / Considero regalo una casa per farci sentire accolti. / Considero regalo la vita per vedere tutte le cose belle che ci stanno attorno. / Considero regalo l’amicizia vera così da volerci bene. / Considero regalo andare a scuola per imparare e fare nuove amicizie. Buon Natale. Caterina». Aggiungo semplicemente i miei auguri di Natale a lei e alla redazione.
Isabella Dellacecca
Grazie signora Isabella. Grazie davvero del dono della poesia della piccola Caterina che condivido con tutti i lettori e idealmente, in modo speciale, con la signora Stéphanie, che ringrazio a sua volta per la schiettezza. Non ci sarebbe neppure bisogno di aggiungere una mia riflessione: le parole di sua nipote bastano, a dare peso e bellezza a ciò che ci è comunque dato, e a spingerci con gentilezza verso la consapevolezza che neanche un minuto di questo “tempo sospeso” che la pandemia, ondata dopo ondata, continua a farci sperimentare, può essere sprecato. C’è sempre motivo – e c’è sempre un luogo, magari solo nell’anima – per festeggiare gli affetti e le relazioni che contano nelle nostre vite e soprattutto per festeggiare il Natale, sia che crediamo nel Dio che si fa uomo tra gli umili per la nostra salvezza, sia che ci limitiamo a pensare che c’è almeno un giorno nell’anno in cui possiamo sentirci più buoni e vicini tra di noi. C’è sempre un motivo per consegnarsi non a un “distanziamento sociale”, ma a uno soltanto fisico, puramente e generosamente fisico. C’è sempre un motivo per trovare parole di benedizione anche dentro la fatica più grande, persino nel pieno di questa battaglia con un nemico invisibile e letale per tanti anziani e in modo imprevedibile per tutti gli altri. Avremmo davvero bisogno di occhi innocenti e profondi come quelli di una bambina di nove anni per saper guardare la vita e le prove che ci riserva traendone non un generico “meglio”, ma il bene che c’è. Sempre. Buona domenica e buoni giorni di festa a tutti.
scritto da Marco Tarquinio, pubblicato in Avvenire del 26 dicembre 2020
segnalato da Alessandro Bruni