di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
L’America fu colpita nel 1929 da una crisi finanziaria enorme e non si risollevò finché non arrivò un presidente il cui nome non avremmo più dimenticato: il democratico Franklin Delano Roosevelt. Fu eletto nel marzo 1933 e nel suo discorso inaugurale la fase più celebre fu “This nation asks for action, and action now”, la nazione chiede azione, e azione ora. Questa frase riassume la sua grandezza ed è più importante di quella (più celebre) che “l'unica cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura”. Roosevelt nei primi 100 giorni realizzò cose mai viste, cancellando la differenza tra parole e fatti (che è il problema italiano) e costruendo un “mondo nuovo”. Quello di cui abbiamo bisogno anche noi oggi.
Il New deal di Roosevelt è il più formidabile programma di riforme mai attuato in una democrazia. Usò la crisi non solo per “ristorare” chi era stato colpito, ma per rilanciare l’economia con cambiamenti strutturali e duraturi. E lo fece nei primi 100 giorni di governo, introducendo l’assicurazione sui depositi bancari (ma solo per le banche che non speculavano, con quel famoso Glass-Steagall Banking Act) che lasciava però che potessero fallire le banche d’affari (che speculavano) e i suoi azionisti. Poi introdusse la riassicurazione sui mutui in modo che nessuno potesse perdere la propria casa a causa del fallimento di una banca o assicurazione e una serie di imponenti misure di sicurezza sociale per i lavoratori per impiegare i disoccupati in programmi di lavori pubblici (costruzione e manutenzione di strade, scuole, parchi, campi gioco ecc.).
Tre milioni di disoccupati furono destinati a curare la manutenzione e la conservazione delle risorse naturali. Lo Stato forniva loro un riparo, vestiti, cibo e un salario di 30 dollari al mese di cui una parte doveva essere inviato alle famiglie. Oltre a creare posti di lavoro, educava le persone alla consapevolezza di vivere in un ambiente naturale che necessitava di maggiore rispetto e di un'attenta pianificazione. In nove anni furono piantati oltre tre miliardi di alberi, migliorata la fruibilità dei parchi nazionali, contribuito a spegnere gli incendi boschivi e a migliorare le tecniche antincendio. Ebbe anche il coraggio di misure impopolari come il tagliò della spesa pubblica federale, degli stipendi pubblici e delle pensioni ai veterani della prima guerra mondiale e aumentò le tasse ai più ricchi alzando l’aliquota dal 63% al 75%. Una sorta di riequilibrio sociale ben accettato perché equo.
Rieletto introdusse il salario minimo, togliendo dalla povertà milioni di americani e stimolando le imprese ad accrescere la produttività non in base al basso costo del lavoro ma con una migliore organizzazione del lavoro e nuove tecnologie. Chi non beneficiò dei provvedimenti furono i neri (ma nessuno è perfetto).
Speriamo che la mega crisi spinga chi governa (Biden, Conte,…) che bisogna introdurre radicali cambiamenti nel modo in cui funziona l’economia e non limitarsi come ha fatto per es. Obama a rimanere nel limbo tra sogno e azione per paura di un crollo del sistema bancario o dell’ostruzionismo dei repubblicani (che ora Biden in maggioranza non può avere, almeno nei prossimi due anni).
Biden sa bene queste cose perché era vicepresidente di Obama e sa che la riforma della sanità di Obama dava una copertura assicurativa a 20 milioni di americani ma ne lasciava fuori altri 27, e l’attuale disastro del Covid è anche perché ha colpito la parte più debole del paese senza sanità. E sa anche bene che insicurezza economica e disuguaglianze hanno portato molti americani a votare Trump. Per questo sono necessari radicali cambiamenti strutturali nell'economia.
La sinistra dem chiede di introdurre subito un salario minimo federale da 15 dollari all’ora che porterebbe ad abolire quell’enorme esercito di poor workers che lavorano con paghe da fame (e siamo negli Stati Uniti), rilanciando consumi, sicurezza, pace sociale e benessere collettivo. Prima di questa crisi, il 40% degli americani non avevano da parte nemmeno 400 dollari, come riserva di liquidità minima per le emergenze (una situazione peggiore dell’Italia).
Dove però prenderà Biden i soldi?
Sentiamo cosa scrive il Financial Times, la Bibbia del capitalismo: “non c’è momento che giustifichi meglio la tassa patrimoniale per i multimilionari teorizzata da Elizabeth Warren e Bernie Sanders, almeno su base temporanea”. I sondaggi dicono che l'idea è popolare anche tra gli elettori repubblicani, e “se la scelta è tra una patrimoniale e un'imposta sul reddito più elevata, molti ricchi preferiranno la prima”. Questa è la sfida anche dei nostri Governi: il “momento rooseveltiano” è ora, o davvero mai più. Se Biden lo coglie, ne beneficerà tutto il mondo, anche noi.
scritto da Andrea Gandini