del direttivo dell'Associazione Viandanti.
Ndr. Considerata l'adesione di molte associazioni impegnate nel sociale solidale, riteniamo opportuno riportare l'Intervento sul disegno di legge contro l'omotransfobia scritto dal Direttivo dell'Associazione Viandanti. È tempo che gli organi parlamentari riprendano il lavoro di costruzione di dispositivi dei legge capaci di dare ordine e rispetto alle realtà individuali e sociali attinenti ai diritti delle persone evitando estremismi politici elettoralistici. Per avere maggiori dettagli sull'iniziativa consultare il sito l'altrapagina.
Agli inizi di agosto è giunto in discussione alla Camera dei Deputati il Disegno di Legge contro l’omotransfobia, che raccoglie ora in un testo unico i cinque Ddl a firma Boldrini (PD), Zan (PD), Scalfarotto (IV), Perantoni (M5S) e Bartolozzi (FI), testo emendato in Commissione con una norma a salvaguardia del pluralismo delle idee e delle scelte (“clausola salva idee”) in relazione al matrimonio e all’orientamento sessuale.
Come Associazione e Rete di gruppi di laici impegnati nell’“ecclesia” e preoccupati della costruzione del bene comune in collaborazione con le altre componenti sociali ci sembra opportuno intervenire nel dibattito che si è aperto in diversi ambienti e nella comunità ecclesiale.
- Una legge che contrasti l’omofobia ci sembra necessaria e opportuna in quanto le nostre società si caratterizzano per un pluralismo e multiculturalismo che richiedono di essere governati. Infatti, il linguaggio di odio crescente verso queste minoranze, alimentato soprattutto attraverso i social, pone un evidente problema di contesto che favorisce comportamenti imitativi.
- Il testo del Ddl unificato e emendato intende estendere le pene più severe anche ai casi in cui le violenze siano commesse in ragione dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere della vittima, accordando così una tutela rafforzata a soggetti particolarmente vulnerabili. Il nostro ordinamento non tollera, infatti, alcuna discriminazione «per motivi di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (art. 3 Costituzione). Inoltre, dalla lettura del testo in discussione non sembra emergere la fattispecie di un reato di opinione.
- Il dibattito politico e culturale in corso riteniamo debba diventare, anche all’interno della Comunità ecclesiale, occasione
- per prendere le distanze da qualsiasi strumentalizzazione politica del Vangelo;
- per accostare l’attuale complessità fenomenologica delle esperienze relazionali e affettive e per approfondire le osservazioni delle discipline antropologiche e psicosociali che da tempo stanno rivedendo e integrando le definizioni, ormai inadeguate, di individuo, famiglia, genere, sessualità, affettività;
- per dare concretezza nella pastorale agli inviti all’ascolto e all’inclusione, che altrimenti restano indicazioni astratte ed escludenti, se non fondate su un’accettazione convinta della normalità del diverso da parte dell’insieme dei fedeli e del clero;
- per sostenere i segnali di un nuovo dinamismo, fatto di incontri di singoli parroci e comunità che accolgono queste persone con attenzione e rispetto, senza giudicare.
- Infine, ci sembra necessario osservare che l’ormai consolidata fine di un partito che rappresenti unitariamente i cattolici in politica dovrebbe spingere la Comunità cristiana a ricercare con i laici cristiani impegnati nella ricerca del bene comune e della direzione della cosa pubblica forme di dialogo per evitare di esporre la Conferenza episcopale alla necessità di interventi che finiscono per collocarla impropriamente sul piano dell’azione politico-parlamentare.
Associazione Viandanti - Consiglio direttivo, pubblicato il 28 agosto 2020 e ripreso da l'altra pagina del gennaio 2021
segnalato da Alessandro Bruni