Le cause della demenza, tratto da Arnaldo Benini, pubblicato in Il sole 24 ore del 7 febbraio 2021
Fino agli Anni '90 si pensava che la debolezza cognitiva e la demenza degli anziani fossero dovute alla circolazione cerebrale insufficiente in seguito all’arteriosclerosi dei vasi del cervello. Nel 1992 arrivò la teoria della cascata degli amiloidi che sembrò riuscire a fornire la spiegazione all'Alzheimer.
Dopo trent'anni si è appurato l’inconsistenza di questa teoria, e si è giunti alla conclusione che la demenza degli anziani è, nella maggioranza dei casi, una sindrome di più lesioni. Tra i maggiori fattori di rischio l’ipertensione arteriosa, l’iperlipidemia e il diabete, non diagnosticati e non trattati per tempo.
A.P. Wingo tratta il fattore di rischio aterosclerosi (ATS), consistente nell’accumulo di grasso e calcio nella parete dei vasi alla base del cranio, con restringimento del loro lume, e deficit circolatorio diffuso che può essere causata, anche dall’ipertensione e dall’iperlipidemia.
Le autopsie sui cervelli dei pazienti con Alzheimer e disturbo cognitivo lieve, oltre che l’ATS, lasciano sospettare un rapporto fra grossi vasi cerebrali alterati dall’ateromatosi e rilevanti alterazioni proteiche nei neuroni e in parte della glia, a loro volta causa di Alzheimer e disturbo cognitivo lieve.
Quindi la demenza sarebbe dovuta di regola ad una subdola riduzione della perfusione microvascolare del tessuto cerebrale in seguito all’ispessimento della parete dei vasi, che provocherebbe le alterazioni proteiche descritte.
Sono, per ora, degli indizi su una possibile causa, o concausa, della demenza, che confermano che una sana circolazione sanguigna durante tutta la vita abbassa il rischio di demenza.
Quindi meglio una dieta sana povera di grassi, controllo della pressione arteriosa e del diabete, poco, o meglio, niente fumo, esercizio fisico e mentale e nessuna droga.
sintesi di Flavia Balloni, Centro studi 50 &+. Per leggere l'articolo completo aprire questo link
L’anosognosia come marker d'esordio dell'Alzheimer, tratto da Demenze del 2 febbraio 2021
Nei soggetti portatori della variante PSEN1 E280A per la forma autosomica dominante della malattia di Alzheimer, esiste un possibile marcatore di deterioramento cognitivo incipiente: l’anosognosia, cioè la scarsa consapevolezza del deficit di memoria. È quanto emerge da un articolo pubblicato su “JAMA Network Open” da Patrizia Vannini del Massachusetts General Hospital di Boston e colleghi di una collaborazione internazionale.
L’idea di base dei ricercatori è che la mancanza di consapevolezza del declino delle capacità cognitive mette i soggetti colpiti da Alzheimer in situazioni rischiose anche nella normale vita quotidiana. Gli autori hanno perciò voluto valutare il cambiamento nella consapevolezza della funzionalità della memoria nelle prime fasi della malattia di Alzheimer nei soggetti portatori della variante rispetto ai loro familiari non portatori. Hanno perciò considerato per questo studio di coorte 2.379 soggetti del Colombia Alzheimer’s Prevention Initiative Registry, un ampio studio longitudinale condotto nella nazione sudamericana che segue dal 1990 le famiglie a rischio di malattia di Alzheimer autosomica dominante.
Tra i partecipanti, 396 erano portatori della variante PSEN1 E280A, e di essi 59 soffrivano di un deficit cognitivo, mentre i restanti 1983 erano soggetti non portatori con capacità intatte, ciascuno dei quali era imparentato con almeno un portatore.
Vannini e colleghi hanno sottoposto i partecipanti a un test per la valutazione delle capacità mnestiche, e hanno poi valutato la consapevolezza dei deficit di memoria confrontando le risposte dei soggetti con quelle dei loro parenti.
Dall’analisi dei dati è emerso che l’indice di consapevolezza diminuiva significativamente con l’età in tutti i soggetti, ma molto di più nel gruppo dei portatori della variante PSEN1 E280A. Inoltre, i portatori della variante mostravano una maggiore consapevolezza rispetto ai non portatori fino all’età media di 35 anni, ma significativamente di meno, mostrando quindi anosognosia, all’età media di 43 anni, cioè sei anni prima dell’età mediana stimata di insorgenza della demenza (49 anni).
segnalati da Alessandro Bruni