di Marco Dotti.
Diagnosi di un sistema da curare
Al di là delle differenze regionali, il nostro è un Paese interamente, integralmente ospedalecentrico. Tutto ciò che è fuori dall’ospedale viene considerato “altro” rispetto al complesso, articolato mondo della cura. C’è, in alcuni casi si vede, ma è letto come un’appendice informale del sistema di sanità e salute. In questo “altro”, però, ci sono tantissime cose. Ci sono persone, relazioni, corpi intermedi, famiglie. Un mondo di bisogni e fragilità. E ci sono esperienze e risposte, molte risposte a quei bisogni e a quelle fragilità. Su tutte: l’assistenza domiciliare integrata. Un asset fondamentale per un Paese che ha una longevità crescente, ma continua a non investire adeguatamente in questo settore. Mancano medici, mancano infermieri, la formazione va a rilento, i Pronto Soccorso sono congestionati e tante, troppe promesse sono state disattese. È una contraddizione ed è un paradosso per una realtà con una società civile organizzata che, anche in tempo di pandemia, ha mostrato una vivacità senza pari. Ma, soprattutto, è un paradigma da rovesciare e un modello di sanità territoriale interamente da riscrivere. Imparando la lezione, rafforzando i punti deboli e riorganizzando quelli forti. Facendo leva come soggetto attivo sul Terzo settore: realtà più prossima alle persone, ai loro bisogni e al territorio.
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scritto da Marco Dotti, pubblicato in Vita.it del 3 febbraio 2021
segnalato da Alessandro Bruni