di Marco Cattaneo. Giornalista e editorialista di Le Scienze e Mind.
Sono stati anni di alti e bassi – sempre meno spavaldi gli alti e sempre più cupi i bassi – quelli della demenza vascolare che si è portata via mia mamma. Anni in cui ho raccolto appunti dal suo sprofondo e dalle mie disavventure con la burocrazia.
Di tanto in tanto quegli appunti diventavano racconto, condivisione, sulle pagine di quello scombinato libro collettivo che è Facebook.
Era il mio modo per esorcizzare il dolore e al tempo stesso dare sollievo a chi – erano tanti – attraversava o aveva attraversato la stessa odissea. Era mancata da poche settimane, mamma, quando un’amica di social network mi ha segnalato i post di un tale che raccontava un universo parallelo al mio, lì e sul blog collettivo Poetarum Silva. Ma meglio di me.
È così che in redazione abbiamo deciso di imbarcare Marco e Lucia in quell’avventura che abbiamo battezzato "Diario di un caregiver". Il viaggio di Marco Annicchiarico a bordo di "Mind" si conclude con questo numero, dopo 27 puntate in cui ci ha raccontato con passione, tra una sterminata fioritura di aneddoti, il suo cammino di figlio caregiver accanto a Lucia, informandoci al tempo stesso su chi e come può dare assistenza ai malati di Alzheimer e ai loro familiari.
Se lo cercate lo trovate all’associazione no profit "Gli Smemorati di Via Padov" – anche su Facebook – che ha fondato nel 2019 e che presta assistenza ai malati di demenza e ai loro familiari. Non sa, forse, quanto gli siamo grati della strada percorsa insieme, e allora glielo dico da qui.
Nel frattempo, da un anno a questa parte queste pagine vengono prodotte da una redazione dispersa. È da marzo dello scorso anno che lavoriamo in smart working; tutti, salvo sporadiche apparizioni in ufficio, come molti altri che hanno la possibilità, e il permesso, di lavorare da casa. E il bilancio di questo anno è, per ciascuno di noi, un mosaico di luci e ombre. Per molti all’inizio, durante le settimane del lockdown, il cambiamento improvviso ha portato in dono il tempo risparmiato nel traffico da casa all’ufficio e ritorno, e la possibilità di gestire il lavoro con orari più flessibili. Poi però col tempo è emersa la difficoltà di applicare nuove routine, la distrazione delle faccende domestiche, il fragile equilibrio tra lavoro e cura dei figli, per chi li ha, magari in didattica a distanza. Tutti elementi che comportano una frammentazione dell’attenzione e della concentrazione, mettendo a dura prova la disciplina che ognuno cerca di imporsi.
E non è nemmeno tutto qui. Anche il mutamento delle modalità di comunicazione ha avuto conseguenze. Se da un lato gli incontri su piattaforme per meeting si sono intensificati e sono stati a volte più puntuali ed efficienti, dall’altro difficilmente possono sostituire le riunioni in presenza o quei dieci minuti di scambio informale alla macchinetta del caffè da cui – lo dico per esperienza – di tanto in tanto fioriscono idee nuove e iniziative di successo. Sono milioni gli italiani che in questi 12 mesi hanno vissuto questo esperimento involontario, trovandosi a lavorare da casa dalla sera alla mattina secondo una modalità mai provata prima, e a loro abbiamo voluto dedicare il dossier di questo numero. Cercando di analizzare questa rivoluzione dell’organizzazione del lavoro, e di capire come potrà incidere a lungo termine sullo sviluppo del lavoro a distanza, quali rivolgimenti potrebbe portare negli schemi sociali. E, in definitiva, come influirà sul nostro modo di stare insieme.
L'editoriale di Marco Cattaneo pubblicato in Mind n.195 di marzo 2021
segnalato da Alessandro Bruni