di Marco Cattaneo. Giornalista e editorialista di Le Scienze e Mind.
Si fa presto a dire cancro. Ormai tutti sappiamo che ne esistono numerosi tipi, e conosciamo quelli più comuni, ma scorrendo la lista delle diverse forme tumorali pubblicata on line dal National Cancer Institute se ne scoprono oltre 150. Molte non le abbiamo mai nemmeno sentite nominare.
Così diventa ancora più complicato mettere a fuoco i contorni di quella che è difficile persino definire una malattia, perché a ben vedere in ciascun caso si tratta della degenerazione di specifiche popolazioni di cellule che vanno incontro a una proliferazione indesiderata. In chiave evolutiva – lo racconta bene Athena Aktipis a p. 58 – le cellule tumorali sono elementi che non rispettano le regole cooperative degli organismi pluricellulari: «Monopolizzando le risorse, si replicano più rapidamente di quelle che cooperano, e prendono il sopravvento», riuscendo a sfuggire ai meccanismi di controllo dell’organismo, come i geni oncosoppressori.
Detta così, ci si aspetterebbe che gli esseri viventi più grandi (quindi con un maggior numero di cellule) e longevi siano i più esposti a sviluppare tumori. Invece mammiferi giganteschi come gli elefanti e le megattere sfuggono a questa regola. Gli elefanti se la cavano, per esempio, perché hanno 40 copie di un oncosoppressore analogo di un gene umano, mentre noi ne abbiamo soltanto due. Studiare i meccanismi di difesa dei grandi animali da una parte e il comportamento cooperativo delle cellule tumorali dall’altra, che potrebbe essere il trucco che le porta a generare metastasi, è già da anni una delle più promettenti e affascinanti linee di ricerca nella lotta contro il cancro.
Quale cancro, poi? A metà dicembre mi ha chiamato un caro amico: «Ho un tumore», mi dice. "Un tumore raro". E mi parla del melanoma oculare, della terapia a cui si è sottoposto presso il Centro nazionale di adroterapia oncologica di Pavia, della prognosi, dell’incertezza che la accompagna, dei rischi. Solo pochi giorni dopo Dario Bressanini – che tutti conoscete per la rubrica che da un secolo tiene su queste pagine, per il blog, per le formidabili capacità di divulgatore – avrebbe raccontato la stessa storia in un video, che ha superato in un amen il milione di visualizzazioni.
È stato quella sera che abbiamo deciso di parlare di tumori rari, con l’articolo di Beatrice Mautino a p. 64. Malattie che hanno un’incidenza inferiore a 50 persone su 100.000, ma sommate corrispondono a un quarto delle forme tumorali. Eppure per il fatto di essere rari possono andare incontro a diagnosi tardive, a percorsi terapeutici accidentati, a difficoltà di trattamento. E i pazienti talvolta finiscono per trovarsi in un dedalo da cui si fatica a uscire. Perché non tutti hanno gli strumenti per districarsi nei meandri di un sistema sanitario frammentato e reso ancora più fragile da un anno di pandemia. Tanto che, proprio mentre scrivo, Walter Ricciardi, consulente del Ministro della Salute, ha annunciato che l’emergenza COVID-19 ha causato l’annullamento di tre milioni di screening oncologici.
A proposito, è passato un anno da quando iniziava il lockdown. Frattanto la pandemia ha messo in ginocchio il mondo, ma ora conosciamo molti meccanismi d’azione del virus, di cui si parla a p. 36, e abbiamo diversi vaccini efficaci. La sfida con SARS-CoV-2 continua, ma forse finalmente si intravede una schiarita all’orizzonte.
L'editoriale di Marco Cattaneo pubblicato in Le Scienze n. 631 di marzo 2021
segnalato da Alessandro Bruni