di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
Facciamo il punto con una figura che raffigura i decessi Covid-19 fino al 6 aprile in rapporto alla popolazione (morti per milione di abitanti) e la variazione percentuale dei decessi avvenuti nell’ultimo mese (dal 7 marzo al 6 aprile) in alcuni Paesi selezionati che ci possono dare molte indicazioni.
La malattia Covid-19 ha colpito l’Europa e le Americhe, mentre in Asia e Africa ci sono (in rapporto agli abitanti) solo 4 decessi ogni 100 in Europa e Americhe.
Si individuano 5 tipologie.
- Paesi europei o americani che hanno usato lockdown severi e prolungati ma tardivi (Belgio, Italia, Regno Unito, Spagna, Francia,…) con i più alti tassi di mortalità;
- Paesi asiatici che hanno usato lockdown precoci e limitati (Taiwan, Singapore, Corea del Sud, Vietnam, Cina) che hanno bassissimi tassi di mortalità;
- Paesi europei che hanno usato il distanziamento sociale (Svezia, Germania) e con buoni sistemi sanitari con mortalità intermedia;
- Paesi europei che hanno usato lockdown precoci (Finlandia, Danimarca, Norvegia) e con buoni sistemi sanitari con bassa mortalità;
- Paesi africani e asiatici che hanno usato cure precoci domiciliari e la diffusione graduale del contagio con bassissima mortalità (Madagascar, Mauritius, India, Giappone).
Ovviamente su questi dati influiscono anche:
- il livello di obesità delle popolazioni, gli stili alimentari e di vita;
- il livello di patologie tipiche da paesi ricchi: diabete, ipertensione, cardiopatie;
- l’anzianità.
Morti per milione di abitanti (linea verticale) e variazione % dei decessi dal 7 marzo al 6 aprile (linea orizzontale)
L’Italia ha il terzo posto al mondo per morti per milione di abitanti (1853) e tra tre giorni andrà al 2° posto (superando il Regno Unito) che sta avendo un calo dei decessi per l’avanzata campagna vaccinale e poiché abbiamo un ritmo di decessi nell’ultimo mese triplo del Belgio rischiamo di andare tra un mese al 1° posto mondiale.
Una analoga riduzione dei decessi come il Regno Unito non sta avvenendo però in Israele che, nonostante vanti il massimo dei vaccinati al mondo, non ha un calo significativo dei decessi (+7,1% nell’ultimo mese), simili a quelli della Germania (7,4%) e più alti di quello di Svizzera (3,3%), Svezia (3,8%), Belgio (4,4%), Olanda (5,7%), Usa (6,3%), Spagna (6,5%), e ovviamente dei paesi virtuosi come Danimarca (2,2%), India (5%), Vietnam (0), e di molti altri che sono invece molto indietro con la campagna vaccinale. L’altro Paese molto avanti con la campagna vaccinale sono gli Stati Uniti (47% ha ricevuto una prima dose) ma come abbiamo visto non ha risultati comparabili con il Regno Unito (2%), in quanto ha avuto negli ultimi 30 giorni un incremento del 6,3%.
Tra un mese faremo un altro controllo. Questi dati dovrebbero suggerire un dibattito in Italia meno partigiano (destra/sinistra) approfondendo i casi di successo nel contrasto al Covid-19. Dagli errori e dai confronti si può imparare. Sul piatto della bilancia (delle decisioni da prendere) c’è la salute, ma anche il lavoro, la scuola, le libertà.
Un caso interessante è la Svezia che ha sviluppato un’originale strategia (si gira all’aperto senza mascherina, scuole, bar e ristoranti sono aperti) con la regola del distanziamento (fatta propria anche dalla Germania ma con lockdown) e un contagio graduale (tutelando le fasce a rischio: anziani).
Una strategia per molti versi simile a quella dell’India che ha fatto di necessità (senza sanità e ristori non può fare lockdown) virtù, con un contagio che ha già raggiunto nelle città metà abitanti e ne rallenta la diffusione. Rispetto a Regno Unito e Stati Uniti, la Svezia non ha cambiato impostazione. La differenza sta nel più forte sistema sanitario svedese che ha fatto da “diga” all’onda (tsunami) dei ricoveri ospedalieri in marzo-aprile 2020. Il Regno Unito ha infatti cambiato strategia quando ha capito che il proprio NHS non avrebbe retto l’onda dei ricoveri: il premier, spaventato, ha cambiato completamente strategia allineandosi a quelle europee.
Gli Stati Uniti partivano invece con un notevole handicap: una sanità pubblica inadeguata con 40 milioni di americani che non hanno accesso alle cure. Solo Paesi con una forte sanità pubblica (e un forte presidio territoriale) possono reggere ad epidemie con una strategia come quella svedese. Viceversa occorre un lockdown precoce per tenere il “lupo” fuori dal recinto del gregge (Taiwan, Vietnam, Singapore, Cina, Corea del Sud) o cure domiciliari efficaci (Madagascar, Mauritius,…), ma se il lupo entra nel gregge è complicato mandarlo via.
scritto da Andrea Gandini