di Alessandro Bruni.
Il terzo settore sta cambiando pelle. Le associazioni di volontariato sono una realtà importante: 350 mila organizzazioni con più di 850 mila occupati e milioni di volontari. Nella scorsa legislatura una legge delega sul terzo settore ha aperto la strada ad un profluvio di atti regolatori, decreti, ecc. (alcuni certamente positivi) che stanno producendo il Codice del Terzo Settore e il Registro Unico del Terzo Settore, ecc.
Più in generale, è in atto la tendenza di una progressiva burocratizzazione, mercatilizzazione e professionalizzazione di questo mondo producendo un doppio isomorfismo, verso il mercato e verso lo Stato. E’ una tendenza che andrebbe affrontata riportando il terzo settore al suo valore più importante: quello di saper coniugare la gestione di servizi, la cittadinanza attiva e la partecipazione democratica e la critica dell’ordine delle cose che produce ingiustizie e diseguaglianze (si legga Giulio Marcon in Sbilanciamoci del 23 luglio 2021). Questa sfida va affrontata in termini di competenze non solo di azioni dirette, soprattutto aumentando le competenze nel dialogo con le utenze e nel dialogo con lo Stato. Non accettare questa sfida significa ridursi ad un ruolo residuale arroccato su vecchie impostazioni carismatiche e su una costruzione sociale basata sul falso concetto che “piccolo è bello”.
Una tendenza in atto bene evidente dalla pletora di associazioni che non superano i 500 soci (dei quali spesso e se va bene solo un decimo attivi ...) e vivono di scarsi finanziamenti che impediscono loro di agire di fatto sul sistema e sull'economia di sistema. Si constata che la stragrande maggioranza delle associazioni di volontariato ha una struttura familistica basata sulla buona volontà dei soci, ma che è del tutto impreparata ad affrontare le tre prospettive nuove: burocratizzazione, mercatilizzazione e professionalizzazione. Le prime due sono basate sulle competenze di sistema, che abbracciano soprattutto il contesto nel quale l'associazione di volontariato opera, mentre la professionalizzazione riguarda soprattutto la componente dirigenziale delle associazioni, ovvero dei soci dirigenti (presidente, amministratore, segreteria funzionale, organi di governo). Il non adeguarsi a questa situazione significa rischiare l'obsolescenza dell'associazione e ridursi ad un ruolo sociale residuale.
Questa situazione è stata ben compresa ed illustrata già da tempo da Vita, la più seguita rivista del settore, che si è preoccupata di agire sulla formazione di impresa non profit per cercare di aumentare le competenze. Non solo per poter rispondere alle richiesta dello Stato, ma per determinare una base sociale competente in grado di interloquire con la società e con l'organizzazione statale.
È interessante leggere le proposte formative formulate in questi giorni da Vita con il Catalogo formativo di ConfiniOnline. L’idea per l'annualità 2021-2022 è quella che ogni singolo corso abbia una valenza in quanto opportunità connessa a un più ampio e intrecciato percorso. Se la realtà è connessa, le forme per conoscerla non possono che essere altrettanto connesse. Il fundraising non può separarsi dalla comunicazione, la rendicontazione economica da quella ambientale e sociale, la progettazione dalla valutazione d’impatto.
Il catalogo ha l’ambizione di presentarsi come un reticolo formativo, dove ogni corso è un nodo strettamente connesso agli altri corsi-nodi. Il potenziamento di conoscenze, di competenze e abilità in un campo porta inevitabilmente a scoprire altri fabbisogni formativi in campi contigui, a esplorare spazi interstiziali. La prospettiva è quella di un necessario quanto inevitabile continuo approfondimento.
Il percorso non è tracciato a priori, non è stabilita alcuna direzione di marcia, la meta non è data, ma il cammino da intraprendere si presenta come un libero flusso di opportunità multiple. Spetta a ogni associazione del Terzo settore individuare il percorso più congeniale e funzionale alle esigenze contingenti e strutturali che si trova ad affrontare.
Il catalogo formativo si presenta quindi articolato in ben 24 corsi, una decina dei quali alla loro prima edizione, per rispondere in modo appropriato alle sempre più complesse richieste che contraddistinguono un Terzo settore in profonda trasformazione, sempre più in partnership con la pubblica amministrazione e il mondo dell’impresa for profit che si concepisce come responsabile e sostenibile.
Stante questa iniziativa lodevole e assai utile, è auspicabile che molte associazioni anche piccole pervengano a queste competenze professionali invitando i propri soci ad iscriversi per svolgere con maggiore abilità le responsabilità delle loro cariche sociali o quanto meno che investano sui soci giovani per formare in modo adeguato la futura dirigenza dell'associazione stessa.
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scritto da Alessandro Bruni