di Chiara Adinolfi.
L’importanza dello studio delle religioni è ormai riconosciuta in tutta Europa, tanto che nel 2008 è stata diramata una raccomandazione ai ministri dell’Istruzione del Consiglio d’Europa perché nei sistemi scolastici rientri anche “la dimensione delle religioni e delle convinzioni non religiose nella educazione interculturale, al fine di rinforzare i diritti dell’uomo, la cittadinanza democratica e la partecipazione”. In quest’ottica, già dallo scorso anno, ad Amburgo, in Germania, è stata avviata una sperimentazione: gli studenti seguono tutti la stessa ora di lezione, i cui contenuti sono concordati con la chiesa protestante, le associazioni islamiche e la chiesa ebraica. Anche i docenti possono appartenere a ognuna di queste confessioni religiose, mentre in precedenza erano per lo più protestanti.
In Italia, lo studio delle confessioni entra in classe durante l’ora di insegnamento della religione cattolica (IRC), eredità del Concordato tra Stato e Chiesa del 1929 che riconosce come “fondamento e coronamento dell'istruzione pubblica l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica”. Con la caduta del fascismo, la Costituzione repubblicana sancisce l’indipendenza tra Stato e Chiesa (art. 7), ma l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole di Stato viene confermato.
scritto da Chiara Adinolfi, pubblicato in Valigia blu del 29 giugno 2021
sintesi di Alessandro Bruni
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