di Adriano Cifelli. Prete a San Giuliano nel Sannio.
La pandemia, e la costrizione a vivere tutti chiusi e reclusi in casa, ha generato anche tanta violenza. Culla e tomba, ma luogo sempre vitale, come la Terra che abitiamo. Avere una casa è un diritto, come quello di una Terra da abitare. Diritto a restare ma anche e soprattutto a poter andare in luoghi che quella opportunità ce la offrono. Ogni paese in Molise racconta di emigrazioni massicce che lo hanno spopolato. In cerca di un lavoro e di un po’ di fortuna, come succede oggi a tanti migranti moderni. Il cristianesimo è accoglienza, pura e gratuita. Dono e accoglienza in una logica di gratuità che vede l’Altro come qualcuno che viene sempre prima, anche di me.
Il dramma del Maestro è stato proprio quella della non accoglienza: non aveva un luogo dove posare il capo, ma di sicuro tante persone che lo amavano e lo accoglievano. Anche la Chiesa deve diventare sempre più luogo di relazioni che fanno stare bene e aiutano a crescere, in cui si sente il profumo della benedizione e non la puzza della condanna. Un luogo che ci ricorda la nostra radice profonda, i nostri legami materni e paterni.
Una casa come quella in cui fa ritorno il figlio prodigo, una Chiesa che abita il tempo e fa sentire tutti a casa, accolti e benedetti. Non posso accettare invece una Chiesa che ancora si esprime con condanne e rifiuti, lasciando qualcun fuori dalla casa, in nome del potere.
La casa, la Chiesa, la politica rivestano i segni del servizio e non del potere. Servizio all’umanità ferita. E se non si dispone di una casa, si paghi una locanda, ma si soccorra chi è ferito.
La malattia e la sofferenza chiedono luoghi di attenzione, di cura, di affetto e non tanto luoghi dove relegare e delegare ad altri in termini imprenditoriali la questione, come purtroppo sono diventati tanti ospedali e luoghi di cura.
scritto da Adriano Cifelli, pubblicato in Madrugada n.122, di giugno 2021