di Redazione di Vita del 27 luglio 2021
Più di 1 vittima di tratta su 3 (34%) nel mondo è minorenne, in prevalenza di genere femminile. Una percentuale che, pur riguardando i soli casi giudiziari accertati di un fenomeno ben più vasto, è più che triplicata negli ultimi 15 anni ed è anche più elevata nelle regioni a basso reddito (Africa sub-sahariana e occidentale, Asia meridionale, America centrale e Caraibi) dove i minori sono la metà delle vittime totali accertate. Tra le regioni del mondo, il numero più alto di casi accertati con vittime minorenni è quello rilevato in Europa occidentale e meridionale, con 4.168 minori vittime, in maggioranza maschi (59%). Rispetto alle forme di sfruttamento a livello globale, la tratta a scopo di sfruttamento sessuale riguarda il 72% delle bambine e ragazze vittime, mentre la forma prevalente nel caso dei maschi è quella lavorativa (66%).
La tratta e lo sfruttamento sono fenomeni che non risparmiano neanche l’Italia, dove le vittime prese in carico dal sistema nazionale anti-tratta nel 2020 erano 2.040, tra cui 716 nuovi casi emersi e presi in carico nel corso dell’anno. Si tratta in prevalenza di donne e ragazze (81,8%),mentre 1 vittima su 20 è minore (105). Tra i paesi d’origine delle vittime prevale la Nigeria (72,3%), seguita da Costa d’Avorio, Pakistan, Gambia e Marocco, mentre la forma di sfruttamento più rilevata è quella sessuale (78,4%), seguita da quella lavorativa (13,8%), l’1% delle vittime è stato coinvolto in economie illegali e lo 0,6% nell’accattonaggio. I minori vittime di sfruttamento lavorativo intercettati dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro nel 2020 sono 127, sia stranieri che italiani, con una leggera prevalenza femminile (57,7%). Gli illeciti riguardano in gran parte il settore terziario (88%), seguito da industria (4,7%), edilizia (3,9%) e agricoltura (2,4%). Un dato che deve far riflettere sulla necessità di indagini mirate a far emergere un fenomeno ancora per lo più sommerso.
Un elemento particolarmente allarmante e poco considerato riguarda le donne vittime di tratta e sfruttamento sessuale con figli minori, spesso anch’essi nelle mani di sfruttatori e trafficanti: i casi di ex-vittime o vittime con figli individuati sono quasi raddoppiati tra il 2016 e il 2020, passando dal 6% all’11,6% sul totale dei casi presi in carico dal sistema anti-tratta, con ulteriore aumento nei primi sei mesi del 2021 (+0,4%). Attualmente il sistema anti-tratta assiste 190 nuclei vulnerabili che comprendono 226 minori. Anche nell’ambito dello sfruttamento lavorativo nel settore agricolo, in particolare nel sud, emergono casi di donne che vivono sole con i figli, principalmente originarie dell’Est Europa, e che subiscono ricatti, violenze e abusi, costrette in un circuito di isolamento di fatto che riguarda anche i figli, compromettendone irrimediabilmente il futuro.
L’identikit dei minori vittime di tratta e sfruttamento in Italia
Nel 2020, gli operatori partner del progetto Vie d’Uscita di Save the Children per la protezione di minori e neomaggiorenni a rischio o vittime di tratta e sfruttamento sessuale, attivi in 6 regioni, hanno intercettato 683 nuove vittime, di cui 55 sono minorenni. Giovani donne e ragazze rappresentano il 92% delle vittime, in prevalenza nigeriane (45%) e rumene (32%), mentre la maggior parte dei ragazzi proviene dai paesi dell’Africa settentrionale e subsahariana e dal Bangladesh. Alcuni operatori impegnati sul campo in progetti di contrasto alla tratta e allo sfruttamento segnalano nell’ultimo anno un aumento di minori provenienti dal Pakistan, sfruttati in ambito lavorativo. Provengono generalmente da contesti caratterizzati da bassa scolarizzazione e hanno già vissuto esperienze lavorative, spesso pericolose, nel proprio Paese e in quelli di transito, in particolare in Turchia e sulla rotta balcanica per raggiungere l’Europa. Rispetto allo sfruttamento in attività illegali, le segnalazioni erano aumentate già nel 2019 relativamente a minori maschi di un’età compresa tra i 15 e i 17 anni, di nazionalità tunisina, marocchina, egiziana, albanese, coinvolti principalmente in reati di spaccio e furti. Come sottolinea il rapporto, spesso si tratta di ragazzi che vengono identificati esclusivamente come autori di reato senza tenere nella dovuta considerazione il loro coinvolgimento nelle reti dello sfruttamento.
Piccoli Schiavi Invisibili sottolinea anche le gravi conseguenze per madri e bambini nell’ambito dello sfruttamento lavorativo in ambito agricolo, negli insediamenti informali isolati dai centri urbani e dai servizi. Oltre alle difficili condizioni di lavoro a cui sono sottoposte e a retribuzioni inferiori rispetto agli uomini, le braccianti agricole sono più esposte a diverse forme di violenza, abusi e molestie sui luoghi di lavoro: un fenomeno che colpisce soprattutto lavoratrici provenienti dall’est Europa, spesso sole con figli minori, sottoposte dagli sfruttatori al ricatto della perdita del lavoro, una minaccia che spesso fa leva proprio sulla presenza di figli. Il rapporto diffuso oggi sottolinea che in alcune aree, come la ‘fascia trasformata’ in Sicilia, tra i minori che vivono nelle campagne spesso con la sola madre che in prevalenza appartiene alle comunità rumena e rom, la dispersione scolastica raggiunga picchi dell’80% a causa della distanza delle strutture scolastiche e dell’assenza di trasporti. Per i minori figli di persone sfruttate il rischio di diventare a loro volta vittime è concreto. Spesso, al compimento di 12-13 anni iniziano a lavorare nei campi per paghe più basse rispetto a quelle degli adulti, e le minori possono essere coinvolte anche in forme di sfruttamento sessuale.
L’intervento di Save the Children in Italia
Per offrire un sostegno specifico ai minori stranieri reclutati da organizzazioni e reti criminali nei Paesi di origine per essere sfruttati in Italia nel circuito della prostituzione, l’Organizzazione ha attivato dal 2012 il progetto Vie d’Uscita. Oggi il progetto viene realizzato in 6 regioni in partenariato con On the Road nelle Marche e in Abruzzo, con la Comunità dei Giovani Cooperativa Sociale e la Cooperativa Sociale Equality in Veneto, con la Cooperativa Sociale CivicoZero a Roma nel Lazio, con la Congregazione Figlie della Carità San Vincenzo de Paoli in Sardegna, e con PIAM in Piemonte. Il progetto si rivolge a una fascia d’età tra i 12 e i 24 anni, e comprende attività di rintraccio delle vittime, assistenza sanitaria e legale e percorsi di professionalizzazione e accompagnamento all’autonomia. Nel 2020, il progetto ha raggiunto 1.430 beneficiari tra cui 36 minorenni. Al fine di garantire inclusione ai nuclei composti da mamme ex vittime di tratta e dai loro figli, permettendone l’empowerment, la partecipazione attiva alla vita sociale e riducendo il rischio di re-trafficking, Save the Children ha avviato ad aprile 2021 il progetto Nuovi Percorsi. Il progetto prevede il supporto alla presa in carico integrata di nuclei mamma-bambino in sinergia con il Dipartimento Pari Opportunità, il Numero Verde Anti Tratta, gli enti anti tratta del territorio nazionale e quelli territoriali afferenti al pubblico e al privato sociale. Tale presa in carico integrata mira a dare risposta ai bisogni complessi dettati dalla posizione di ex vittima di sfruttamento, anche alla luce della marginalizzazione ed isolamento aumentati con l’emergenza Covid-19. Nei primi due mesi di attività sono stati raggiunti con l’attivazione di doti e l’avvio di percorsi di orientamento e sostegno 50 nuclei vulnerabili con 69 minori, di cui 49 nati Italia.
scritto di Redazione, pubblicato in Vita del 27 luglio 2021
sintesi di Alessandro Bruni
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