di Mario Desti.
Sono un medico, senza specifiche competenze nella pandemia in corso e vorrei replicare ai motivi esposti nella lettera del Signor Caporale (sul Venerdì del 6 agosto) e alla base della sua scelta di non vaccinarsi.
- “Non ha senso vaccinarsi contro i virus mutanti”. In realtà dopo tanti anni si è visto che la vaccinazione serve proprio a ridurre la circolazione del virus e a evitare che insorgano nuove varianti potenzialmente più contagiose come l'attuale Delta o più letali.
- “Questo vaccino è un farmaco che stanno sperimentando su noi cavie umane”. Tutti i farmaci nuovi (per esempio gli antitumorali) prevedono una sperimentazione sull'uomo e se questa non ci fosse la nostra lotta contro le malattie sarebbe molto meno efficace.
- “Un vaccino non nasce in un laboratorio in poche settimane”. È vero che i tempi di elaborazione di questo vaccino sono stati estremamente ridotti, ma questo perché la ricerca internazionale, grazie a uno sforzo straordinario di cui si deve rendere merito, ha compresso i tempi.
- “Vengono contagiate dal Covid anche decine di migliaia di vaccinati”. É vero, la vaccinazione non esclude il contagio ma lo riduce e soprattutto in genere riduce di molto l'ospedalizzazione e la morte di chi è vaccinato.
- Sulla tortura di milioni di animali per la sperimentazione non sono in grado di dare risposte specifiche sul presente vaccino, ma in generale la sperimentazione animale nella ricerca medica è purtroppo indispensabile: si veda la posizione di Silvio Garattini, uno dei nostri più grandi scienziati.
- “Chi è vaccinato non rischia nulla dai non vaccinati”. Non è purtroppo così: un rischio sia pure ridotto esiste specie per i pazienti fragili.
In conclusione penso che i diritto all'autodeterminazione di non vaccinarsi vada rispettato (tranne forse per categorie specifiche) ma questo dovrebbe conciliarsi con la protezione degli altri: purtroppo trovare questo equilibrio non è affatto semplice.
scritto da Mario Desti, pubblicato in “Questioni (non solo) di cuore di Natalia Aspesi, del Venerdì del 27 agosto 2021
segnalato da Alessandro Bruni
Commento di Alessandro Bruni. La tentazione di aggiungere argomenti a quelli esposti da Mario Desti è molto forte, mi limiterò a citarne la chiarezza e la saggezza, due qualità che sembrano non prevalere in questo squarcio recente di pandemia tra vax e no vax. Innanzi tutto ne apprezzo l'umiltà di presentarsi come “medico senza specifiche competenze”. Quindi non un supereroe esperto o un mago dell'infettivologia. Una qualità umana non da poco e condita con l'esercizio del dubbio. Se lo confrontiamo con altri personaggi sicuramente esperti ma contagiati dall'ego virologo della apodittica comparsata in tv e sui social tanto da essere “obbligati” a farsi seguire da manager della comunicazione e da sarti stilisti per curare l'immagine per proiettare il proprio ego ben oltre i bianchi laboratori di ricerca. Se questo è solo un dettaglio di costume, altra cosa è compiere un'analisi sociologica, peraltro da parte mia assai modesta (ma faccio fede ai post di Stefano Allievi e al ponderato post di paolo Bartolini di quest'oggi), sui comportamenti umani in questa battaglia comunicativa tra vax e no vax.
Le conclusioni del dott. Desti sono esemplari, chiare e alla portata di tutti compresi quelli che hanno limitate competenze mediche, ma hanno attenzione al costume e ai comportamenti collettivi degli italiani. Naturalmente qui non entro nel merito della prevenzione e dell'esercizio delle cure domiciliari che meritano ben altro commento, peraltro già più volte riportati in questo blog. Mi soffermo invece su un solo particolare: l'autodeterminazione al vaccinarsi. In altri Paesi, fatte salve le categorie a maggiore rischio di contagio proprio o altrui, l'autodeterminazione sembra essere per certi aspetti sperimentabile (i risultati li vedremo in seguito). D'altra parte se citiamo il comportamento della Francia che non obbliga la vaccinazione nelle scuole (ma l'obbliga per i pompieri) fa testo. In Francia, per esempio è costume sociale non manifestare in pubblico da parte delle autorità la propria pratica religiosa essendo argomento del tutto personale (De Gaulle pur essendo devoto non ha mai permesso la diffusione di foto mentre praticava l'eucarestia). E questo viene massimamente rispettato anche dai giornalisti. In Francia poi, più banalmente, gli automobilisti in autostrada rimangono di solito ordinatamente in colonna, mentre in Italia è tutto uno slalom tra le auto incolonnate. Viene da chiedersi, pur con un eccesso di diffidenza, cosa accadrebbe se in Italia si scegliesse l'autodeterminazione vaccinale? Mi viene da pensare che alla fine ben pochi si sottoporrebbero ai vaccini per la propria salute e soprattutto per la salute altrui! É brutto pensare male, ma spesso ci si prende (come diceva un famoso statista)! Ha ragione Desti, non abbiamo soluzioni facili e soprattutto semplici, ma complesse che vanno comprese con equilibrio nel rispetto soprattutto del bene degli altri prima che di se stessi.