di Gianluca Nicoletti. Giornalista, scrittore.
Non sempre chi è disabile sviluppa i superpoteri. È vero, abbiamo appena condiviso uno spettacolare momento di orgoglio nazionale per i nostri atleti paralimpici, che si sono fatti onore in Giappone. Ieri mattina però in una villetta di Borgo Santa Croce a Macerata è stata trovata un’intera famiglia putrefatta, i termosifoni erano ancora accesi.
Il figlio era stato reso disabile da un incidente, la madre passava le giornate allettata perché invalida, il padre di 81 anni accudiva tutti in totale solitudine. È probabile che la morte fosse già entrata in quella casa prima che arrivasse il tepore della primavera, però si sono accorti che erano spariti quando l’autunno comincia appena a sentirsi nell’aria.
C’è nesso atroce tra il buio e la solitudine che avrà avvolto negli ultimi mesi quei corpi appartenuti a umani inabili, con i tanti riflettori accesi di tripudio mediatico, nel celebrare quella fantastica stirpe di eroi senza arti, ciechi, sulla sedia a ruote, capaci di sconfiggere ogni limite raggiungibile da umani con dotazioni corporee regolari.
Sono affascinato per quanto già accarezzino il futuro quei bellissimi ragazzi e ragazze, stanno sovrascrivendo sulla loro carne tutti i più arcaici pregiudizi sull’intangibilità della simmetria imposta dalla natura, compiendo prodigi atletici con quello che hanno a loro disposizione, sempre più spesso in felice connubio con metallo, fibra di carbonio, polimeri e tecnologia post umana.
scritto da Gianluca Nicoletti, pubblicato nel blog dell'autore del 12 settembre e in La stampa del 7 settembre 2021
segnalato da Alessandro Bruni