Segnalazione di Alessandro Bruni. Educazione e profezia di Alessia Bonifazi, Macondo Libri, 2021.
Il fine di questo libro. Si tratta si dare voce a un pensiero, a una testimonianza che, pur nella sua singolarità, può nutrire le coscienze delle persone dell'oggi e del domani. A ben guardare, Stoppiglia non si presenta mai come singolo: i suoi scritti sono pieni di riferimenti ad autori occidentali, orientali, africani, latino-americani, filosofi, scrittori, ma anche carichi di episodi biografici, di racconti leggendari, di aneddoti, di ricordi e di dialoghi con le persone con cui entrava in contatto nella quotidianità. L'autore non ha mai la presunzione di mettere per iscritto il suo pensiero come fosse solo suo, piuttosto mette a nudo le proprie debolezze e non manca di specificare quanto la lettura e il confronto con l'altro abbiano fatto, della sua vita, qualcosa di ricco e appagante. In queste pagine propongo una ricostruzione della riflessione stoppigliana, per rileggerla con una fisionomia organica. Il pensiero di Giuseppe Stoppiglia ha infatti non solo profondità ed estensione, ma integrità e lungimiranza, dunque va riconosciuto nel suo messaggio originale. Perché da lui ci viene il respiro di un pensiero che apre prospettive e nutre la coscienza.
Gli scritti di Stoppiglia sono un cammino che il lettore stesso deve compiere insieme all'autore. Si parte con delle domande, non sempre si arriva a delle risposte, di certo però, quando è autentico, l'ascolto della coscienza invita all'attenzione verso chi grida silenziosamente. Spesso, infatti, la disperazione non ha più parole, non ha più voglia né modo di emettere suoni, di chiedere aiuto. Saremmo poco attenti alla chiamata alla responsabilità se ci limitassimo ad aiutare solo chi lo domanda. Stoppiglia lo sapeva bene e lo sentiva risuonare nella profondità del suo essere quando coglieva negli occhi dei bambini e dei giovani l'amarezza per il soffocamento della speranza e della spontaneità a causa di un sistema di potere che fa della competizione e dell'omologazione i suoi cardini.
Per questo motivo, infatti, ho deciso di dare al mio studio un taglio tematico ancora più particolare. Stoppiglia ha sempre avuto uno speciale riguardo nei confronti delle nuove generazioni e il suo impegno concreto nel campo educativo ne è la prova evidente. Se da un lato un nostro primo tentativo consisterà nel portare alla luce la dignità filosofica della riflessione dell'autore, in un secondo momento si cercherà di trattare del suo modo di intendere la formazione e i pericoli da cui piccoli, giovani e adulti devono quanto prima mettersi al riparo. La sua cura dei bambini di strada in America Latina, la sua attenzione alle vittime della tossicodipendenza, lo stesso intento formativo per le famiglie e i giovani della sua associazione fanno di lui una persona di spicco nel panorama educativo del nostro secolo. Concepire il ruolo formativo come unito intrinsecamente all'essere viandanti significa tracciare un percorso personale, che sia espressione sia dell'unicità del soggetto sia della dignità che alla persona spetta.
Tutto ciò fa di Stoppiglia un “pedagogista-non-pedagogista”, un poeta e filosofo dell'educazione più che un insegnante. Egli non può che riconoscere la povertà educativa della cultura occidentale, che paradossalmente attribuisce dignità epistemologica all'educare proprio mentre si registra un forte inaridimento della qualità dell'insegnamento e delle dinamiche educative. È così che il suo impegno in questa direzione diventa una vera e propria battaglia per restituire alle nuove generazioni il diritto all'educazione e alla società la sua prima fonte di rigenerazione.
Liberamente tratto da Alessandro Bruni dall'Introduzione del libro di Alessia Bonifazi “Educazione e profezia. Il pensiero di Giuseppe Stoppiglia. Macondolibri, 2021.
Nota. In questo blog abbiamo più volte citato Giuseppe Stoppiglia con suoi scritti e con ricordi. Per leggere quanto lo riguarda aprire questo link