di Redazione di Redattore sociale.
Secondo il Rapporto Domina, nel 2020 le famiglie italiane hanno speso 7,2 miliardi di euro per sostenere il lavoro domestico. Aggiungendo la componente irregolare, si sfiorano i 15 miliardi di euro. Considerando solo l’assistenza agli anziani non autosufficienti, in uno scenario ipotetico senza l’impegno delle famiglie, lo Stato dovrebbe gestire una spesa di 11,6 miliardi superiore a quella attuale (lo 0,7% del PIL).
Nel 2020 le famiglie italiane hanno speso 7,2 miliardi di euro per sostenere il lavoro domestico. Aggiungendo la componente irregolare, si sfiorano i 15 miliardi di euro. Considerando solo l’assistenza agli anziani non autosufficienti, in uno scenario ipotetico senza l’impegno delle famiglie, lo Stato dovrebbe gestire una spesa di 11,6 miliardi superiore a quella attuale. Sono questi alcuni dei dati contenuti nel terzo Rapporto annuale Domina (Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico) sul lavoro domestico 2021, che verrà presentato il prossimo gennaio.
La spesa delle famiglie
“Nelle precedenti edizioni del Rapporto Domina, è stato più volte sottolineato che, nel modello mediterraneo, lo Stato cede (più o meno consapevolmente) alle famiglie buona parte dell’onere dell’assistenza agli anziani – si afferma -. Nonostante la spesa pubblica italiana per la componente anziana sia molto elevata, la quota a carico delle famiglie è determinante per il mantenimento del sistema assistenziale italiano. Dai dati Inps è possibile calcolare la quota di spesa in capo alle famiglie per i 920 mila lavoratori regolari”.
Per la retribuzione dei lavoratori domestici regolari, le famiglie italiane nel 2020 hanno speso circa 5,8 miliardi, a cui vanno poi aggiunti contributi (1 miliardi) e TFR (0,4 miliardi), per un totale di 7,2 miliardi per la sola componente regolare. Considerando anche la spesa per la componente irregolare (naturalmente solo la retribuzione), si ottiene un volume complessivo di 14,9 miliardi spesi dalle famiglie per la gestione dei lavoratori domestici. La spesa può essere inoltre analizzata distinguendo badanti e colf (ripartendo la spesa in proporzione al numero di lavoratori), con una lieve prevalenza della spesa per Badanti.
L’impatto sui conti pubblici
Il Rapporto Domina analizza poi la spesa pubblica italiana destinata all’assistenza a lungo termine. Il rapporto della Ragioneria Generale dello Stato (RGS), consente di individuare la spesa pubblica italiana per l’assistenza (Long Term Care, LTC) includendo tre componenti: la spesa sanitaria per LTC, le indennità di accompagnamento e gli interventi socioassistenziali, erogati a livello locale, rivolti ai disabili e agli anziani non autosufficienti.
La spesa per LTC può essere ulteriormente articolata per macro-funzioni. In particolare, si distingue: l’assistenza domiciliare e semiresidenziale (at home), l’assistenza residenziale (in institutions) e le prestazioni monetarie (cash benefits). “Sui 31,3 miliardi complessivi, oltre la metà (51,4%) è destinata a sussidi monetari elargiti ai beneficiari. Il 33,1% riguarda invece sostegno a beneficiari residenti in strutture, mentre il 15,4% riguarda l’assistenza a domicilio – si precisa -. Va inoltre precisato che nella spesa dello Stato ci sono anche i rimborsi indiretti delle spese sanitarie (es. esenzioni ticket per reddito, patologia o per invalidità)”.
La composizione della spesa sanitaria 2019, inoltre, consente di evidenziare come quasi il 60% della spesa sanitaria sia assorbita da quella ospedaliera (inclusa quella diurna). La spesa sanitaria domiciliare, invece, assorbe appena il 18,6% della spesa sanitaria LTC. “L’incremento di questa componente dovrà essere, secondo quanto affermato nel PNRR, una delle priorità dei prossimi anni – afferma Domina -. In questo senso, dunque, sarà importante integrare le cure a domicilio con l’assistenza fornita dagli assistenti familiari (badanti), sempre più centrali nella cura delle persone fragili”.
Un sistema tenuto in piedi dalle famiglie
Quindi, secondo il Rapporto Domina, “in questo contesto il sistema assistenziale è tenuto in piedi grazie agli 8 miliardi spesi dalle famiglie per la gestione delle badanti (inclusa la componente irregolare), mentre la spesa per l’assistenza in struttura è piuttosto marginale. Senza la spesa delle famiglie, che garantisce la possibilità dell’assistenza a domicilio, lo Stato dovrebbe spendere circa 22,4 miliardi in più per la gestione in struttura di quasi un milione di anziani (media pro-capite 22 mila euro annui, calcolati nel II Rapporto DOMINA 2020). Anche azzerando completamente l’indennità di accompagnamento – conclude -, che oggi va a sostegno dell’assistenza a domicilio, la spesa pubblica salirebbe a 34,9 miliardi. Possiamo quindi affermare che, grazie all’onere delle famiglie, nel 2020 lo Stato ha risparmiato 11,6 miliardi di euro, pari allo 0,7% del PIL”.
scritto di Redazione, pubblicato in Redattore sociale del 10 novembre 2021
sintesi di Alessandro Bruni
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