di Laura Tonon.
Intervista a Arianna Pacchiarotti, Centro procreazione medicalmente assistita, Ospedale San Filippo Neri, Roma.
Quante coppie vivono questa situazione senza parlarne con amici o parenti?
Per definizione l’infertilità si manifesta con l’assenza di concepimento dopo 12/24 mesi di rapporti mirati non protetti. In realtà è un problema di sempre che si è però accentuato notevolmente negli ultimi decenni per motivi diversi. Il principale è l’emancipazione della donna che, per affermarsi nel mondo del lavoro, dove persiste una discriminazione di genere, è costretta a procrastinare la prima gravidanza. A questo si aggiunge l’impoverimento economico e con esso la difficoltà a sostenere i costi di un figlio.
L’Italia è il Paese europeo dove le donne fanno il primo figlio più tardi, in media a 32 anni contro i 26 della Bulgaria. Ma la fertilità della donna fisiologicamente declina già a partire dai 30 anni, più rapidamente dopo i 35 anni. Posticipare la genitorialità e la ricerca di un figlio significa quindi abbassare la probabilità di riuscirci. In più significa allungare i tempi di esposizione a fattori inquinanti che riducono la fertilità sia femminile che maschile. Tuttavia, nonostante l’infertilità non sia così rara, le donne in particolare hanno difficoltà a riconoscere questa patologia, a farsi aiutare nel superarla e nel curarla per tempo.
scritto da Laura Tonon, pubblicato in Forward, ottobre 2021
segnalato da Alessandro Bruni