di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
Sui nostri media quasi mai compaiono analisi dettagliate su quanto si fa negli altri paesi per contrastare il Covid-19. Eppure nel mondo ci sono oltre 200 paesi ciascuno con la sua strategia. Ogni tanto esce un articolo (Rampini, Corriere della sera, 5 novembre 2021) sui pochissimi morti di Taiwan, Sud Corea e Giappone, dove a tutt’oggi sono rispettivamente 60 volte meno dell’Italia, 31 volte e 16 volte ma è raro trovare analisi di questo tipo. Rampini conosce bene i paesi asiatici, ma non si vede perché non parli di Mauritius e Madagascar che hanno 65 volte e 35 volte meno morti di noi (dove hanno sviluppato una strategia di terapie domiciliari precoci non avendo ospedali che ha avuto un enorme successo) o dell’Islanda che ha avuto 22 volte meno morti di noi…misteri dell’informazione ai tempi della pandemia.
Ovviamente non è facile capire chi tra gli Stati abbia adottato le migliori strategie per combattere la Covid-19, ma almeno i dati si potrebbero portare.
Elaborazione di Andrea Gandini
Le notevoli differenze tra paesi rendono arduo capire le ragioni del successo o insuccesso. Ci sono paesi (come Italia e Giappone) che hanno una maggiore popolazione anziana (sappiamo che gli anziani sono i più colpiti), oppure paesi a forte densità abitativa (196 ab. per km2 l’Italia rispetto ai 14 della Norvegia), oppure paesi meglio dotati di strutture sanitarie che possono far fronte a picchi di ricoveri (Germania meglio dell’Italia) o paesi che avevano già avuto esperienza con la Sars e quindi sapevano come fare (Taiwan, Sud Corea rispetto all’Italia, che non aveva neppure aggiornato il piano pandemico), paesi (come l’Italia) che pagano gli ospedali per i malati Covid con un compenso aggiuntivo e che potrebbe incidere sui dati o che non classificano correttamente i decessi, Paesi che hanno adottato da subito terapie domiciliari precoci non avendo gli ospedali (Madagascar e Mauritius), chi ha adottato forti restrizioni (Cina, Italia, Australia,…), o chi ha contenuto i decessi da Covid ma non quelli delle altre malattie, in quanto avendoli trascurati e rinviati ha poi avuto una mortalità aggiuntiva da tumori, malattie cardiovascolari, etc. dovuti a mancanza di cure o prevenzione.
Insomma le variabili sono molte. C’è però un dato incontrovertibile e di grande solidità perché “cattura” la capacità complessiva di ogni paese di saper proteggere i propri cittadini (con strategie specifiche) dall’evento più grave (la morte) ed è la mortalità in eccesso che, per quanto inevitabilmente generica, consente un confronto preciso tra Paesi, perché si confronta con la precedente propria mortalità in anni “normali”.
Essa ci dice infatti quanti morti sono avvenuti complessivamente nel 2020 e 2021 in rapporto a quanti ne sono avvenuti in anni “normali” (come quelli dal 2016 al 2019) nel proprio Paese.
Questo indicatore riduce drasticamente tutte le variabili perché esso risponde alla domanda: “come ha saputo quello Stato proteggere i suoi cittadini rispetto ad anni normali”, ed è, pertanto, indicativo al di là delle molte differenze tra Paesi che riguardano sia dati oggettivi (anzianità degli abitanti, densità, posti letti, spesa sanitaria, etc.) che soggettivi (strategie di contrasto, restrizioni versus libertà,…).
I dati delle mortalità in eccesso sono disponibili sul sito Eurostat (database, popolazione, mortality eccess) per tutti i mesi del 2020 e fino a settembre 2021. Ho così elaborato i dati per i paesi europei che qui sintetizzo.
In un precedente post abbiamo già spiegato come questi dati siano diversi da quelli divulgati dai report dell’ISS e dai media che si basano sulla mortalità Covid per milione di abitanti. La mortalità in eccesso ci dice invece quanti morti per tutte le cause ci sono stati rispetto ad anni “normali”. In Italia tali decessi sono stati nel 2020 da 250 a 290 in più per 100mila abitanti, rispetto ai 190-220 del Regno Unito, ai 110-130 della Francia, a 82-100 della Germania.
La mortalità in eccesso ha il pregio di “catturare” la capacità di un Paese di far fronte non solo alla Covid-19 ma anche alle altre malattie che hanno avuto in quasi tutti i Paesi una grave dilazione proprio a causa dell’emergenza Covid. Prenotare per esempio una visita specialistica in Italia oggi significa aspettare non più uno-due mesi, ma uno-due anni (sono 52 milioni le visite specialistiche annullate in 9 mesi) e ciò ha evidenti effetti non tanto sulla mortalità da Covid ma sulle altre mortalità, in quanto solo le classi medie e agiate possono permettersi di ricorrere alla sanità privata (attualmente in pieno boom di lavoro).
I dati sui decessi in eccesso sono relativi al 2020 (dal febbraio a settembre 2020) e al 2021 (sempre febbraio-settembre 2021, cioè da quando sono disponibili i “vaccini”). Nel 2021 mostrano un’ottima performance Svezia, Belgio e Norvegia che sono gli unici paesi in Europa con meno morti addirittura degli anni “normali” 2016-19. Anche Svizzera, Islanda, Danimarca hanno pochissimi morti ed è in questi Paesi che si dovrebbero concentrare gli studi per capire come hanno fatto non solo per far fronte all’emergenza Covid ma per tutelare tutti i malati. L’Italia nel 2021 è in posizione intermedia, con un eccesso di mortalità di +8,1% che significa (in valori assoluti) per l’intero anno 2021 circa 50mila decessi (metà del 2020). Spagna e Francia sono in condizioni simili all’Italia, mentre Germania sta facendo meglio dell’Italia anche nel 2021, mentre si è aggravata la situazione dei paesi dell’est Europa che nel 2020 avevano invece una situazione abbastanza buona e migliore dell’Italia. Pessima è oggi la posizione della Bulgaria (che nella figura è fuori scala). Come si potrà notare sono dati molti diversi da quelli che appaiono sui giornali e che tengono conto solo dei decessi Covid.
L’evoluzione dei paesi nel 2020, 2021 e nella media degli anni “normali” è espressa da questa figura.
Come si può vedere alcuni Paesi hanno avuto una elevata mortalità nel 2020 (Italia, Belgio, Spagna, Portogallo), ma anche Svezia, unico paese che ha fatto correre il virus non facendo restrizioni secondo una strategia di immunizzazione naturale sostenuta dal responsabile Tegnell che si è attirato forti critiche. Nel 2020 alcuni paesi europei (specie dell’Est Europa) hanno avuto una modesta mortalità in eccesso che però è esplosa nel 2021. Potrebbe essere che il basso tasso di vaccinazione abbia inciso su questa situazione anche se alcuni Paesi come Cipro (con un tasso di vaccinazione alto come la Germania) hanno una situazione fuori controllo.
Una osservazione specifica riguarda la Svezia, che è il paese che ha migliorato di più dal 2020 al 2021 al punto che ha una mortalità in eccesso da febbraio a settembre 2021 inferiore a quella dell’analogo periodo 2016-2019. Ciò dimostrerebbe l’efficacia della strategia svedese che era stata a lungo criticata da quasi tutti per non aver seguito lockdown e restrizioni come gli altri Paesi. Ma Tegnell seguiva la strategia di una immunizzazione naturale, consigliata da molti virologi (seppure in minoranza), tramite un contagio controllato della gran parte della popolazione in quanto la Covid era pericolosa soprattutto per le persone anziane e fragili (che in Svezia furono tutelate con specifiche misure). E questa strategia ha probabilmente fruttato ottimi risultati se nel 2021, pur con una vaccinazione non elevata (8,2 punti percentuali meno dell’Italia e inferiore a quella dei vicini nordici virtuosi: Norvegia, Danimarca e Finlandia) è riuscito a ridurre più di loro la mortalità.
Sappiamo del resto dalle stime dell’Imperial College e di altri (Ist. Mario Negri,…) che l’immunità naturale è stata almeno 5-6 volte superiore a quella dei malati da Covid-19 guariti e censiti dalle statistiche ufficiali in tutti i paesi. Per esempio in Italia sarebbero stati nel 2020 16 milioni e non i 4 censiti dai report ISS. L’immunizzazione naturale dura molto più di quella dell’attuale “vaccino” ed ha probabilmente contribuito in maniera determinante a ridurne la mortalità. E’ anche probabile che l’immunizzazione naturale insieme all’effetto dei vaccini abbia grandemente ridotto la pressione sugli ospedali e abbia consentito così di intervenire su tutte le altre malattie senza quel rinvio di operazioni e prevenzione che ha certamente causato, almeno in Italia, secondo stime Istat almeno 40mila decessi aggiuntivi (non da Covid). Nei prossimi mesi in base ai dati forniti da Eurostat saremo in grado di validare o meno questa ipotesi, che ci pare peraltro molto solida. Anders Tegnell, direttore dell'Agenzia di sanità pubblica svedese, lo aveva detto: nel lungo periodo la nostra strategia sarebbe stata la migliore perché Covid-19 sarebbe diventato endemico e quindi occorreva una strategia di lungo periodo e di diffusione del contagio graduale che avrebbe creato, appunto, una maggiore immunizzazione della popolazione anche senza vaccino. Del resto guardando le valutazioni dei cittadini nel 2020 dei primi 25 Paesi più apprezzati dai loro cittadini (rispetto ai 3 anni passati, https://worldhappiness.report/ed/2021/) troviamo i Governi di Germania, Taiwan, Svezia, paesi che hanno combattuto la pandemia senza particolari restrizioni (fino ad oggi) e il riconoscimento dei cittadini è arrivato.
Appendice. Un altro dato significativo sono i morti per Covid in rapporto agli abitanti. Se consideriamo il periodo 7 marzo-3 dicembre 2021, l’incremento percentuale è per l’Italia +35% e si colloca al 22° su 180 paesi al mondo (una buona posizione). Ai primi posti troviamo Cina (+0,2%), Portogallo (+12%), Svezia e Svizzera (+15%), Regno Unito (+17%), Islanda e Belgio (+22%), Danimarca (+23%), Spagna (+24%), Olanda (+26%). Germania ha avuto un incremento del 43% anche se nel complesso i morti per milione di abitante sono 1.224 rispetto a 2.262 dell’Italia. Questi sono i numeri che contano. I contagi sono indicatori poco affidabili. Lo dice anche OMS.
scritto da Andrea Gandini