di redazione di Redattore sociale.
Diventa effettivo il diritto al medico di base per le persone senza fissa dimora che vivono in Emilia-Romagna. Il via libera definitivo è arrivato dalla giunta regionale di viale Aldo Moro.
"Un diritto fondamentale, quello alla salute, che non può essere negato a nessuno e che un'istituzione ha il dovere di garantire a tutti", sottolineano la vicepresidente con delega al Welfare, Elly Schlein, e l'assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini. "Questa è la sanità pubblica e universalistica che vogliamo e per cui ogni giorno lavoriamo, insieme ai territori. Una sanità che garantisca assistenza e cure a tutti i suoi cittadini e cittadine, senza alcun tipo di distinzione", aggiungono gli assessori. Una "sanità, e un welfare, da cui nessuno rimanga escluso o ai margini. Questo è un provvedimento di cui siamo orgogliosi, che conferma il nostro impegno, traccia una nuova strada e raggiunge un importante obiettivo nella tutela dei diritti delle persone".
La scelta del medico di medicina generale da parte dei senza fissa dimora è a tempo determinato con validità annuale, a condizione che permanga la presenza del cittadino sul territorio regionale. Viene attestata attraverso il rilascio del promemoria di iscrizione del servizio sanitario regionale da parte dell'anagrafe sanitaria.
Per ottenerlo, spiega la Regione, la persona senza dimora dovrà recarsi all'anagrafe sanitaria con un modulo rilasciato dai servizi sociali del Comune che attesti di essere in possesso dei requisiti richiesti, portando con sé il proprio documento di identità, il codice fiscale o l'estratto dell'atto di nascita. Saranno i servizi sociali dei Comuni a prendere in carico i cittadini aventi diritto e a seguirli negli adempimenti necessari per l'iscrizione e la scelta del medico.
scritto da Redazione, pubblicato in Redattore sociale del 29 dicembre 2021
segnalato da Alessandro Bruni
A complemento. Ultimi dati ISTAT
Senza tetto, in 10 anni in Italia si sono quadruplicati: da 125mila a 500mila
di Carlo Marroni, pubblicato in Il sole24ore del 4 novembre 2021
Per la gran parte della popolazione nazionale sono “invisibili”. Eppure sono oltre mezzo milione. A tanto arriva la soglia delle persone che in Italia compongono le popolazioni elusive costituite da persone senza tetto, senza fissa dimora o che vivono nei campi attrezzati e negli insediamenti tollerati o spontanei. Il Censimento Permanente della Popolazione e delle Abitazioni 2021 dell'Istat si pone come obiettivo anche la rilevazione delle convivenze anagrafiche e delle cosiddette “popolazioni speciali”.
«Esse - spiega in una nota l’Istat - rappresentano un universo variegato e di difficile intercettazione sul territorio nell’ambito della rilevazione censuaria che ha richiesto un importante cambio di paradigma metodologico». Con i censimenti della popolazione, per la prima volta nel 1991 e, in seguito, nel 2011, i senza fissa dimora e i senza tetto erano rilevati con tecnica “point in time”, ossia una rilevazione effettuata nel corso di una notte nei grandi comuni con l’obiettivo di individuarne il maggior numero possibile. Nel censimento di quest’anno si utilizzano invece come fonte i registri dai quali dedurre le informazioni anagrafiche su dette popolazioni, a completamento del conteggio e della definizione della struttura demografica della popolazione censita.
Dieci anni fa erano 125mila
Al censimento del 2011 erano circa 125mila le persone rilevate in altro tipo di alloggio - cioè persone che vivevano nei campi attrezzati, nelle baracche, nei garage e nelle situazioni di fortuna, compresi circa 35 mila senza tetto - e si ipotizza che nell’arco di dieci anni questa parte della popolazione sia aumentata come conseguenza della crisi economica. Nel 2014, grazie a una convenzione tra Istat, ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora e Caritas Italiana, è stata realizzata in 158 comuni un’indagine sulla condizione delle persone che vivono in povertà estrema. Dall’indagine è emerso che, nei mesi di novembre e dicembre 2014, hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna 50mila 724 persone senza dimora, il 2,43 per mille della popolazione regolarmente iscritta presso i comuni considerati, un valore in aumento rispetto a tre anni prima, quando era il 2,31 per mille (47mila 648 persone).
segnalato da Alessandro Bruni