di Chiara Ludovisi.
E' allarme socialità, soprattutto per gli adolescenti: il loro isolamento e il malessere che ne deriva sono sotto gli occhi di tutti soprattutto dall'inizio della pandemia, facendo comparire spesso sulle pagine dei giornali dati preoccupanti riferiti a disagi fisici e psicologici che non di rado assumono forme estreme, come gli atti di autolesionismo o i suicidi. La socialità dei giovani, però, è entrata in crisi ben prima della pandemia, colpa anche della scarsità e insufficienza di spazi e contesti aggregativi. A metterlo in luce, oggi, è il rapporto di Openpolis su “Politiche giovanili e centri di aggregazione in Italia”, che da un lato ripercorre la storia di questa crisi, dall'altro mette a fuoco la carente e diseguale diffusione di spazi per la socialità, fondamentali anche per il contrasto alla crescente povertà educativa.
Nel 2019, già prima del periodo pandemico, le indagini Istat sull’uso del tempo libero mostravano come poco più di un terzo dei giovani vedesse i propri amici tutti i giorni, un dato in calo di circa 30 punti rispetto a 15 anni prima. Mentre circa un adolescente su 10 li incontrava meno di una volta a settimana, e oltre il 13% dichiarava di essere poco o per nulla soddisfatto del proprio tempo libero. Nel corso degli anni la quota di bambini e ragazzi che, nel tempo libero, vedono i propri amici quotidianamente è drasticamente diminuita.
scritto da Chiara Ludovisi, pubblicato in Redattore sociale del 18 gennaio 2022
segnalato da Alessandro Bruni